Domenica 25 febbraio nella chiesa di S. Andrea, a Subiaco (Roma), mons. Benedetto Tuzia, vescovo emerito di Orvieto-Todi, presiederà una Messa per ricordare il 23° anniversario della morte del Servo di Dio, padre Nazareno Lanciotti, sopraggiunta il 22 febbraio 2001, in seguito ad un attentato avvenuto nella missione di Jauru (Mato Grosso, Brasile) la sera dell’11 febbraio, davanti a nove testimoni. Il sacerdote italiano si era formato a Subiaco svolgendo i suoi primi anni di parroco in alcune parrocchie romane, poi la svolta verso il Brasile. Membro del Movimento sacerdotale mariano, del quale divenne responsabile nazionale dei Cenacoli di preghiera, padre Lanciotti era arrivato a Jauru, cittadina di diecimila abitanti, collocata sulla rotta dei narcotrafficanti ai confini con Bolivia, nel 1972 nell’ambito dell’Operazione Mato Grosso. “Padre Nazareno”, come lo chiamavano tutti, trovò accoglienza nella capanna-chiesa puntellata da ogni lato. La sua opera si concretizzò con la costruzione di un ospedale, quello più vicino era a 200 chilometri di distanza, di circa 40 chiesette e cappelle nella foresta per l’assistenza dei tanti fedeli, di un ospizio e di una scuola dedicata a San Francesco d’Assisi. Sua anche l’idea di avviare il Seminario minore che fornì alla diocesi le prime vocazioni locali. Intorno a queste opere nacque così una comunità orante che aveva al centro la grande chiesa parrocchiale inaugurata nel centro di Jauru nel 1975.
“Da un po’ di anni è aperta la Causa per la beatificazione del servo di Dio che è in fase romana e la Positio sarà presto discussa. Sono i mesi della preghiera per chiedere a Dio il dono della sua beatificazione” dichiara al Sir don Enzo Gabrieli, postulatore della causa di beatificazione e direttore di “Parola di vita”, settimanale dell’arcidiocesi di Cosenza-Bisignano, “lo si sta facendo tanto in Brasile e nei tanti cenacoli del Movimento sacerdotale mariano sparsi nel mondo, lo dobbiamo fare anche qui in Italia, nei luoghi dove ha vissuto ed operato da Subiaco alle parrocchie romane. La sua è una bella testimonianza di fede e di grande attualità oggi per la Chiesa”. Nel tratteggiare la figura del Servo di Dio don Gabrieli evidenzia “il suo zelo missionario alimentato dalla grande preghiera giornaliera nella quale aveva coinvolto tutta la comunità nel lontano Mato Grosso”. “La sua uccisione – ricorda il postulatore – è avvenuta perché dava fastidio a chi era contrario agli insegnamenti sulla famiglia, sulla vita, sulla dignità delle persone e sulla loro educazione civile e al lavoro. In questa fase della Causa siamo tutti chiamati a rafforzare la nostra preghiera e il dono di vederlo beatificato ma ancor più imitarlo nella sua preghiera. Una delle sue consegne fu queste: ‘quando non ci sarò più se mi cercherete mi troverete accanto al tabernacolo’”.