A 37 anni dal suo assassinio, un centinaio di autori hanno aderito all’iniziativa dell’editrice Eris di ricordare con un poster “l’arte di resistenza di Naji al-Ali”, il più grande autore di fumetti nella storia della Palestina. Insieme a lui chiedono la fine dell’orrore della guerra. “L’omaggio all’artista – sottolinea p. Giancarlo Pani, scrittore emerito de La Civiltà Cattolica, nel quaderno n. 4.168 in uscita domani. – è stato reso rappresentando nel manifesto il proprio eroe di spalle, allo stesso modo in cui Ali ha sempre disegnato il suo protagonista, Handala, un bambino di 10 anni, che guarda la storia e la vita del suo popolo”. Handala dà le spalle al lettore, per affermare che il mondo ha voltato le spalle a lui, ed “è l’alter ego di Naji al-Ali, suo padre – spiega Pani -. Aveva anche lui 10 anni quando è dovuto fuggire dal suo Paese, perché, con la nascita dello Stato d’Israele, il suo villaggio fu distrutto e la sua famiglia, come tutte le altre 700 famiglie, dovettero fuggire”. Una vita, raccontava, “al limite della dignità umana”. La tragedia del popolo palestinese non lo lascia indifferente: “nasce fortissimo in lui il desiderio di parlare, di esprimersi, e così – racconta il gesuita – ha cominciato a disegnare i suoi pensieri, il dolore che soffriva, le prepotenze che subiva. Quando veniva arrestato, non dimenticava mai di portare con sé una matita per poter almeno raffigurare sui muri della prigione la propria terra, la Palestina”. È impossibile classificare le 40mila vignette disegnate da Ali in 25 anni di lotta politica: egli attacca l’occupazione israeliana, colpisce i fratelli arabi, ma anche i siriani e i giordani, senza dimenticare l’Iran. Non mancano le battute acide contro gli americani, e non viene risparmiata nemmeno l’Olp. “Qual è il ruolo dell’intellettuale? ‘Salire a bordo di un carro armato per combattere? Oppure […] rimanere vicino alla gente per riportare ed esprimere le loro ansie e preoccupazioni?”, si chiedeva. Per p. Pani “non è stato l’intellettuale servo dei regimi arabi o di Israele o dell’imperialismo, ma semplicemente della verità, della missione di prendere posizione col suo linguaggio semplice e allo stesso tempo aderente alla realtà di tutti”, scavando “più a fondo e più nel concreto”. Naji “ha scelto di stare dalla parte dei deboli e dei poveri”; una scelta per la quale è stato assassinato a Londra nel 1987.