Colombia: i genitori di Mario Paciolla ringraziano padre De Roux (Commissione Verità) per dichiarazioni al Sir, “segnale di speranza, saremmo contenti di incontrarlo”

“Sicuramente è un segnale di speranza che in Colombia si continui a parlare di Mario, non bisogna dimenticare la vita di questo giovane uomo italiano che ha creduto di poter mettere a disposizione le sue competenze professionali al servizio di chi in Colombia, continua a lottare per la giustizia sociale e la pace. Se padre Francisco De Roux capitasse in Italia saremmo contenti di incontrarlo”. Lo dichiara al Sir Anna Motta, madre di Mario Paciolla, il cooperante italiano, che lavorava per l’Onu in Colombia, a San Vicente del Caguán, morto nel 2020 in circostanze rispetto alle quali non è ancora stata fatta luce. Anna Motta risponde, così, a quanto dichiarato al Sir da padre Francisco De Roux, già presidente della Commissione della Verità: “Spero che al più presto la Procura colombiana prenda in seria considerazione il caso della morte dell’operatore umanitario italiano delle Nazioni Unite, Mario Paciolla, e che sia fatta giustizia. Esprimo la mia solidarietà alle ricerche di Giuseppe e Anna Motta, genitori di Mario Paciolla”.
Giuseppe, il padre del cooperante, afferma: “Il dolore delle vittime colombiane è anche il nostro, ci auguriamo che la richiesta di verità e giustizia per tutti possa alimentare nei nostri cuori l’ardore della speranza che dimora in noi, affinché tutti coloro che soffrono per la perdita di un loro caro possano giungere alla giustizia. Senza verità e giustizia non può esserci la pace”.
Giuseppe Paciolla aggiunge anche la sua sorpresa per il fatto che la giudice che si è occupata del caso del figlio (frettolosamente fatto passare per suicidio), Martha Mancera, occupa da una settimana l’incarico di procuratore generale della Nazione, in qualità di supplente (in quanto viceprocuratore uscente), poiché la Corte suprema non ha ancora provveduto a scegliere il nuovo procuratore, al posto di Francisco Barbosa. Mancera è molto discussa nel Paese anche per alcune inchieste giornalistiche che hanno parlato di suoi presunti legami e collusioni con gruppi che operano nel porto di Buenventura, uno dei punti di partenza dei traffici illeciti verso il Nordamerica e l’Europa.
Lo scorso settembre, il presidente Gustavo Petro ha presentato alla Corte Suprema una rosa di tre donne per sostituire Barbosa, ma nelle quattro votazioni tenutesi finora nessuna di loro ha ottenuto i 16 voti richiesti dai 23 magistrati che compongono la corte. Il ritardo nell’elezione del nuovo procuratore è stato criticato da Petro e giovedì scorso ha apertamente invitato a una protesta di manifestanti filogovernativi contro la Corte Suprema. Il presidente, anche in riferimento all’azione del procuratore uscente Barbosa, si è spinto a parlare di “rottura istituzionale” e la tensione politica nel Paese è altissima. Da un lato, la Conferenza episcopale colombiana è intervenuta per richiamare tutti a restare nel solco dell’indipendenza dei poteri, dall’altro, l’arcivescovo emerito di Cali, mons. Darío de Jesús Monsalve, ha affermato: “La società civile chiede a gran voce che la Corte Suprema assicuri al popolo e al mondo l’elezione del procuratore generale proposto in una lista ristretta. E che la società civile eserciti il suo protagonismo pubblico con la coerenza dell’unità e dell’ordine”.

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