“Un invito a non lasciarsi prendere dallo sconforto, dalla presunta ineluttabilità di una spirale di violenza che non può mai essere foriera di pace, ma rischia purtroppo di generare nuovo odio”. Andrea Tornielli, direttore editoriale del Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede, in un editoriale diffuso oggi su Vatican News spiega così le parole del cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, al termine dell’incontro di ieri con le autorità italiane, in occasione dell’anniversario dei Patti Lateranensi. “Parole inequivocabili”, quelle usate dal cardinale dialogando con i giornalisti su ciò che sta accadendo a Gaza, scrive Tornielli. Parolin, infatti, ha ribadito la “condanna netta e senza riserve di ogni tipo di antisemitismo”, ma al tempo stesso ha reiterato la “richiesta perché il diritto alla difesa di Israele che è stato invocato per giustificare questa operazione sia proporzionato e certamente con 30mila morti non lo è”. E poi ha aggiunto: “Credo che tutti siamo sdegnati per quanto sta succedendo, per questa carneficina, ma dobbiamo avere il coraggio di andare avanti e di non perdere la speranza”. Intervistata dal Fatto quotidiano, anche la scrittrice e poetessa Edith Bruck – che nella primavera del 1944, tredicenne, venne catturata nel ghetto ungherese di Sátoraljaújhely e deportata ad Auschwitz – ha espresso posizioni simili, ricorda Tornielli: “Ha rivolto critiche severe contro l’attuale primo ministro israeliano, affermando che ‘ha danneggiato gli ebrei della diaspora perché ha ridato vigore all’antisemitismo che non è mai scomparso ed ora è aumentato’. Bruck ha aggiunto la sua convinzione che con questa politica non si elimineranno mai i terroristi”. “Quelle del cardinale e della poetessa ebrea sono parole dettate da uno sguardo realista sul dramma in corso”, si legge nell’editoriale: “Per la Santa Sede la scelta di campo è sempre quella per le vittime. E dunque per gli israeliani massacrati in casa nei kibbutz mentre si accingevano a celebrare il giorno della Simchat Torah, per gli ostaggi strappati alle loro famiglie, come per i civili innocenti – un terzo dei quali bambini – uccisi dai bombardamenti a Gaza. Nessuno può definire quanto sta accadendo nella Striscia un ‘danno collaterale’ della lotta al terrorismo. Il diritto alla difesa, il diritto di Israele di assicurare alla giustizia i responsabili del massacro di ottobre, non può giustificare questa carneficina”.