“Conserva la tua lealtà e il coraggio nell’essere pastore che dà la vita per il suo gregge e, sempre sostenuto dall’ardore della preghiera, così come hai sempre fatto da prete nei diversi compiti che la Chiesa ti ha affidato; accogli quanto lo Spirito Santo ti suggerisce, non per accontentare (né preti, né fedeli) ma per tutti e ognuno sulla strada maestra, la via del Vangelo che è Gesù stesso, annunciando la Verità che fa veramente liberi da antiche e nuove schiavitù, ricevendo la Vita divina che si è fatta carne come nutrimento, cibo di vita eterna”. Così mons. Antonio Giuseppe Caiazzo, arcivescovo di Matera-Irsina e vescovo di Tricarico, si è rivolto questo pomeriggio a mons. Biagio Colaianni, nominato lo scorso 6 dicembre da Papa Francesco arcivescovo metropolita di Campobasso-Bojano, durante l’omelia per la sua consacrazione episcopale, oggi a Matera.
“Nei tre uffici che il ministero episcopale impone – tria munera: (insegnare) annuncio, (santificare) celebrazione, (governare) comunione/carità -, si ascolta la voce dello Spirito a scegliere come convertire il cuore e i suoi gesti all’azione di colui che è chiamato a rendere presente Gesù oggi – ha spiegato Caiazzo-. In questi tre uffici viene superata la prospettiva dei poteri e della visione gerarchica della Chiesa e recuperata la dimensione di evangelizzazione in una continua tensione feconda con la dimensione sacramentale e comunionale della Chiesa. In tutto questo il vescovo è, nella Chiesa e per la Chiesa a lui affidata, punto d’incontro e di comunione fraterna, punto di fuga di unità, pluralità e complementarietà ministeriale”.
“La mia gratitudine – aveva detto mons. Caiazzo nel suoi saluto iniziale – va al Santo Padre, Papa Francesco, che ha scelto un figlio prete di questa Chiesa da inviare in quella di Campobasso-Bojano”. Oltre a ringraziare l’episcopato dell’Abruzzo e del Molise, e a salutare quello della Basilicata, il presule ha ricordato il suo predecessore a Matera-Irsina dal 2004 al 2015, mons. Salvatore Ligorio, “giunto al termine del suo mandato episcopale dopo oltre 25 anni di servizio su tutto il territorio lucano, che ha servito con amore e dedizione totale, senza mai risparmiarsi” e del quale domani ricorre il 26° di consacrazione episcopale.