Una grande partecipazione popolare ha fatto da corona al lutto e all’estremo saluto all’ex presidente del Cile Sebastian Piñera, morto martedì scorso mentre pilotava il suo elicottero, le cui esequie si sono svolte ieri nella cattedrale di Santiago. Il funerale di Stato è stato presieduto dall’arcivescovo di Santiago e presidente della Conferenza episcopale cilena, mons. Fernando Chomali, alla presenza del presidente della Repubblica, Gabrile Boric, e degli ex presidenti Eduardo Frei e Michelle Bachelet. Anche Papa Francesco ha partecipato al lutto, attraverso un telegramma a firma del segretario di Stato, card. Pietro Parolin fatto pervenire al presidente Boric, esprimendo le sue condoglianze alla famiglia e a quanti piangono una perdita così significativa. Nella lettera, Papa Francesco ricorda anche la figura di Piñera, descrivendolo come “un uomo di fede che ha mostrato grandi doti intellettuali e sincera passione per la vita politica cilena”.
Nell’omelia, mons. Chomali ha ricordato i giorni difficili che ha vissuto il Paese, devastato dagli incendi e colpito da questo lutto imprevisto. “Sebastián Piñera – ha detto – era cattolico e lo dichiarava nei gesti e nelle parole”. In tutti i suoi uffici “un posto d’onore era occupato da un crocifisso e dalle foto di famiglia. Sebastián Piñera era fedele alla messa domenicale, aveva un profondo amore per la Vergine Maria e una speciale devozione per Sant’Alberto Hurtado. Così, fin da bambino, la sua vita è stata plasmata dai Vangeli, dalla sua famiglia e dalla Chiesa che lo ha educato”.
Ha aggiunto l’arcivescovo: “Dà speranza vedere persone di tutti i partiti politici e alcuni noti avversari politici nella guardia d’onore al feretro. Dà speranza vedere i milioni di cileni che si commuovono per le disgrazie altrui e mostrano una solidarietà chiara e inequivocabile. Dà speranza vedere il Governo che fa del suo meglio per far capire che il Cile è uno e che questa unità è merito dello Stato di diritto che ci governa e di cui ci prendiamo cura, della democrazia che abbiamo faticosamente recuperato e di cui siamo orgogliosi”. Eppure, “non è necessario aspettare disgrazie come quelle che abbiamo vissuto nelle ultime settimane per abbracciarci, rispettarci e riconoscere il bene che c’è in ognuno di noi. Possiamo già vivere e trattarci meglio. Abbiamo le basi pre-politiche e pre-etiche per raggiungere questo obiettivo, dato il substrato cristiano che sostiene la nostra cultura”.