“Che senso ha curarmi e sopravvivere al cancro se poi sono costretta a vivere in un Paese in guerra?”. Questa domanda, posta da una bambina di 10 anni malata di cancro a uno psicologo di Soleterre a Lviv, in Ucraina, offre uno spaccato della vita che migliaia di minori malati di cancro sono costretti a condurre a causa delle tante guerre in corso oggi, dall’Ucraina al Medio Oriente. “Fondazione Soleterre, fin dal 2020 quando scoppiò la pandemia globale, poi nel 2022 con l’inizio della guerra in Ucraina e infine nel 2023 dopo il terremoto in Marocco, è stata costretta a specializzarsi nel garantire la continuità delle cure oncologiche pediatriche in contesti di emergenza – spiega una nota diffusa oggi – . Ciò significa fornire farmaci specializzati come chemioterapie e antitumorali agli ospedali in sofferenza, evacuare pazienti gravi in Paesi sicuri dove poter continuare le cure, aprire strutture dedicate all’accoglienza di chi ha perso tutto. A ciò si aggiunge la presa in carico psico-oncologica dei pazienti e dei loro familiari: il pensiero costante per chi sopravvive a un’esplosione o a una scossa di terremoto ma rischia comunque di morire è un fattore stressante che si aggiunge alla già traumatica situazione di malattia. Le cure oncologiche non si possono interrompere, nemmeno durante una guerra”.
“In occasione della Giornata mondiale contro il cancro infantile è bene mettere l’attenzione sulla parola ‘mondiale’. La vita dei bambini, purtroppo, nel mondo non ha lo stesso valore sia quando sono sani sia quando si ammalano. Vale anche per i bambini malati di cancro che, se si ammalano nel Sud del mondo, hanno tassi di sopravvivenza dal 10% (alcuni Paesi africani) al 50% (Ucraina) rispetto a chi si ammala nel Nord del mondo, dove le possibilità di vita sono dell’80% e anche 90% (Europa) per alcune forme tumorali. In più, in alcuni Paesi si aggiungono le guerre, che distruggono le poche possibilità di cura annientando ospedali pediatrici come fosse niente. Soleterre crede, invece, che i bambini siano tutti uguali nel ‘supremo diritto alla vita’ e per questo da 21 anni viaggia controcorrente intervenendo negli ospedali pubblici, nel Sud e nel Nord del mondo, per innalzare i tassi di sopravvivenza dei bambini malati di cancro”, dice Damiano Rizzi, presidente e fondatore di Fondazione Soleterre. “Dalla ricerca scientifica per trovare nuove cure al sostegno psicologico in ospedale e nelle case di accoglienza, che permettono a chi vive lontano dagli ospedali di curarsi – precisa Rizzi -. Non ci fermeremo mai, nemmeno sotto le bombe in guerra per rendere vera la parola ‘diritto’”. Altrimenti, “nel vuoto di questa parola, muore ognuno di noi. Per questo, ad esempio, abbiamo aperto un centro trapianti per i bambini con leucemia a Lviv in Ucraina che ha iniziato i lavori nella primavera del 2022, in piena guerra, e ha già visto 10 bambini trapiantati, anche grazie al contributo della Fondazione italiana Rosa Pristina”.