“Per noi cristiani la pace non è solo un auspicio, ma è la realtà stessa della Chiesa. I cristiani sono chiamati a non usare la violenza e a non avere nemici e sono chiamati a essere tutti operatori di pace, ancora di più nella tempesta terribile dei conflitti”. Così il card. Matteo Zuppi, presidente della Conferenza episcopale italiana, nel suo intervento oggi a Varsavia alla conferenza sull’accoglienza ai rifugiati ucraini in Polonia, organizzata dall’Università Cardinale Stefan Wyszyński. “A Kyiv ho visitato uno dei centri di aiuto umanitario per gli sfollati interni aperti dalla Comunità di Sant’Egidio. Sono persone che conosco da anni: mi ha commosso la loro capacità di resistenza in un momento così difficile – ha riferito –. Nel buio della guerra e della disperazione tengono accesa la luce dell’amore, parlando con rispetto, dando dignità, offrendo risposte concrete e affrontando problemi più grandi di loro. Basta poca luce: nel buio anche una piccolissima luce cambia tutto”.
Il cardinale ha ribadito che “l’accoglienza può offrire una parola di pace concreta”: “Può essere un’esperienza davvero evangelica perché rende possibile a tutti la solidarietà, genera legami di fraternità e si prende cura delle ferite della guerra”. Ricordando che “la Conferenza episcopale italiana promuove i corridoi umanitari, assieme alle Chiese protestanti, alla Comunità di Sant’Egidio e con la collaborazione del governo italiano”, ha evidenziato che “è fondamentale costruire luoghi di pace, dove si possa trovare la composizione dei conflitti”. “Serve un’architettura di pace, che significa dotarsi degli strumenti che possono risolvere i conflitti non con le armi, ma con il diritto, la giustizia, il multilateralismo. Ma soprattutto è necessario pregare”. “Il dolore impone l’insistenza della preghiera e di cercare in tutti i modi di far sì che la pace non sia un sogno lontano, ma diventi realtà. La preghiera è la vera sfida alla forza terribile del male”, ha concluso.