Donald Tusk, dal 13 dicembre scorso a capo del nuovo governo polacco, ha deciso di rinunciare a mettere in discussione la Convenzione internazionale contro la violenza sulle donne (Convenzione di Istanbul). Tusk ha revocato la richiesta rivolta al Tribunale Costituzionale di Varsavia di valutare l’adesione della Convenzione alla costituzione polacca, formulata dall’esecutivo precedente a maggioranza Pis (partito conservatore di destra Diritto e giustizia guidato da Jarosław Kaczyński). Contrario alla Convenzione, sottoscritta dalla Polonia nel 2012 e ratificata nel 2015, è anche l’episcopato polacco che più volte ha espresso il parere negativo in relazione ad alcuni articoli del documento che “non riguarderebbero direttamente la violenza sulle donne”. I vescovi polacchi propongono di sostituire la Convenzione di Istanbul con una Convenzione internazionale dei diritti della famiglia. Mentre la Convenzione di Istanbul, accusano, sostiene che “una delle cause di violenza contro le donne e di violenza famigliare sia la religione e la tradizione” – qui i vescovi polacchi obiettano contro l’art. 12 comma 5 dell’accordo – in verità “la fonte principale degli eventi critici nella vita famigliare che a volte si trasformano in patologie e violenza sono: dipendenza dall’alcol, da sostanze stupefacenti e altre dipendenze ma anche il sempre più evidente carattere pornografico della cultura di massa, nonché l’oggettivizzazione della donna con la conseguente disumanizzazione della vita sessuale”. La Convenzione è il primo trattato internazionale a contenere una definizione di genere definito come “ruoli, comportamenti, attività e attributi socialmente costruiti che una determinata società considera appropriati per donne e uomini”. L’episcopato polacco è invece fermamente contrario all’introduzione nel documento “degli elementi di ideologia gender” e sottolinea che “il matrimonio inteso come unione durevole di un uomo e una donna e i loro ruoli complementari di madre e di padre, riconosciuti come valori nella Costituzione polacca, non sono degli stereotipi culturali bensì il fondamento di vita dell’uomo e della società intera, conforme alla volontà dello stesso Creatore”. La Convenzione è stata ratificata da 12 paesi, di cui 8 stati membri del Consiglio dell’Europa, mentre è stata firmata da 24 paesi di cui solo la Turchia, nel 2021, ha revocato la partecipazione all’accordo. La questione della Convenzione contro la violenza sulle donne è stato uno dei temi contestati da Bruxelles alla Polonia di Kaczyński, non rispettosa dei principi dello Stato di diritto, con conseguente mancata erogazione dei finanziamenti per il Pnrr polacco.