Il bacio della sposa. Il nuovo libro di Loris Maria Tomassini

Perché un nuovo libro sulla preghiera? Ce ne sono già così tanti. La tradizione della preghiera è come innestarsi in questa lunga catena di ricevere e dare, trasmettere gratuitamente con gioia. Il libro di padre Loris Maria Tomassini, monaco trappista appare come una riflessione che parla d’amore. La vita monastica è circondata dalla preghiera e immersa in un continuo ambiente orante e l’autore iscrive questo dato all’interno di un contesto sponsale.

Perché un nuovo libro sulla preghiera? Ce ne sono già così tanti. La tradizione della preghiera è come innestarsi in questa lunga catena di ricevere e dare, trasmettere gratuitamente con gioia. Il libro di Padre Loris Maria Tomassini, monaco trappista appare come una riflessione che parla d’amore. La vita monastica è circondata dalla preghiera e immersa in un continuo ambiente orante e l’autore iscrive questo dato all’interno di un contesto sponsale. Gesù nei vangeli, più volte, si presenta come lo sposo. Egli vede la vita come delle nozze non solo in questo mondo, attraverso la conoscenza di Lui e la vita in Lui, ma nozze eterne come approdo definitivo dell’esistenza. L’esperienza di Dio che noi facciamo sulla terra per questi motivi è anticipo di eternità, nostalgia di eternità. Contatto, relazione, unione con Dio: la preghiera realizza già, in questa vita, questa esperienza. Non ci sono preghiere migliori di altre. Ognuno esprime questa relazione come è fatto: col corpo, con le parole, con i pensieri, con le emozioni. La preghiera è lo svelamento di una fame d’amore. Amore domanda amore. Nel corso dei capitoli affiorano tutte le sfaccettature dell’unica preghiera: la lode, l’adorazione, la supplica, l’intercessione, la lectio divina, la contemplazione. Un itinerario in cui emerge come pregare sia semplice e vitale come il respirare. Un libro destinato a tutti: a chi già prega e a chi non lo fa, ma lo desidera; per i credenti ma pure a coloro che sono in ricerca e si fanno domande sul senso dell’esistenza e sul suo destino.
È bello e importante collocare la preghiera dentro il contesto di una visione sponsale del nostro rapporto con Dio. L’uomo e la donna sono creati per quest’unione d’amore con Dio che ha i tratti del rapporto sponsale tra l’uomo e la donna. Affermare che l’uomo ha una vocazione sponsale significa, allo stesso tempo, che ha una vocazione mistica, all’unione con Dio. È una questione d’amore, anzi d’innamoramento. La preghiera è lo svelamento di una fame d’amore. Amore domanda amore e l’amore tra un uomo e una donna è altamente teologico perché l’uomo e la donna sono creati a immagine di Dio. Dunque questo tipo di amore dice qualcosa del modo di amare di Dio stesso. Anche Dio è innamorato di noi – come uno sposo per la sua sposa – e attende di essere ricambiato da noi suo popolo, sua Sposa.
La preghiera è questo dialogo d’amore tra noi e Dio. Così ogni credente in preghiera “funziona” in questo modo sponsale. Tutta la Bibbia, la tradizione dei santi padri e dei mistici parlano di questa esperienza sponsale, la quale sottolinea la relazione personale, non astratta o puramente concettuale del rapporto con Dio.
Ma è nella Chiesa che si realizza, in pienezza, questa figura profetica. Lo esplicita san Paolo parlando della relazione marito-moglie all’interno del matrimonio, riferendola a quella tra Cristo e la Chiesa: “Questo mistero è grande: lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa!” (Ef 5, 32). L’amore di Dio, Sposo dell’umanità, è come un bacio dato, al quale il suo popolo, la Chiesa sua Sposa e ogni anima credente, rispondono con altrettanto bacio d’amore. La preghiera perciò, simbolicamente, è il bacio della Sposa: “Mi baci con i baci della sua bocca!” (Ct 1, 2). San Bernardo nel suo celebre Commento al Cantico dei Cantici spiega che “per poter dire veramente: «Mi baci con il bacio della sua bocca» bisogna essere veramente sua Sposa”.
Il bacio nella Sacra Scrittura evoca pace, alleanza e vicinanza con Dio. Ma anche – al contrario – il tradimento di Giuda e l’inimicizia tra i fratelli Esaù e Giacobbe. Il padre della parabola col figlio “prodigo” appena tornato “gli si gettò al collo e lo baciò” (Lc 15, 20).
Per i Padri della Chiesa il bacio di Dio è la comunicazione all’uomo dello Spirito Santo, del flusso d’amore e comunione della Santa Trinità. Ogni battezzato è, in potenza, un mistico. Sta a noi scegliere. Se vogliamo accontentarci delle “scorze” o arrivare a gustare la “polpa” di quel gustoso frutto che noi chiamiamo preghiera. A partire dalla preghiera lo sviluppo normale della grazia battesimale dovrebbe giungere all’esperienza mistica di tipo sponsale.
Assistiamo ad un crescente analfabetismo religioso. Il linguaggio e i simboli cristiani sono sempre più estranei alle nuove generazioni. Questo testo ha in sé anche un intento pedagogico: vuole insegnare i fondamenti della preghiera cristiana ed è, allo stesso tempo, una piccola iniziazione che conduce a farne l’esperienza. Le basi di questo insegnamento sono la Bibbia, i grandi maestri spirituali e la testimonianza dei santi.
Da sempre è difficile essere umani ma ora, in questa fase storica, si sono perse alcune sicurezze di cosa voglia dire essere umani, sono in crisi. Siamo confusi e assistiamo ad una crescente desertificazione della società e delle nostre anime. Derive di tipo spiritualistico, esoterico, sincretistico sono all’ordine del giorno, ma non realizzano pienamente la nostra felicità. A partire dalla mia esperienza sono convinto che la preghiera ci fa diventare più umani, più veri. È una forza per tutti: per i credenti ma pure per coloro che sono in ricerca, si fanno domande sul senso dell’esistenza e sul suo destino.
C’è un rischio insito in tutte le cose importanti, come la preghiera: si logorano, sbiadiscono, si impolverano. Bisogna rinvigorirle, ribadirle, sottolinearle continuamente. Come scriveva Sofocle: “Tutto ciò che si trascura, presto o tardi si dissolve”. Per tutti la preghiera è come il respiro: è vitale. Come dice un salmo: “Togli loro il respiro: muoiono, e ritornano nella loro polvere” (Sal 104, 29).

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