La Biblioteca della Facoltà teologica del Triveneto intende quest’anno onorare il giorno della memoria (27 gennaio) con una esposizione di libri in tema di ebraismo e di dialogo interreligioso. È l’occasione per far conoscere la figura di Teresa Salzano, instancabile promotrice del dialogo cristiano-ebraico, di cui la Biblioteca conserva un fondo librario, donato nel 2008 dalla sorella Adele. Nella mostra, dal titolo “Teresa Salzano. Una vera dialogante con l’ebraismo vivente”, saranno esposti 30 dei 337 libri del fondo, divisi in tre sezioni: “Testi sull’ecumenismo e il dialogo interreligioso”, “Testimonianze di storia e cultura ebraica” e “Scritti di Teresa Salzano”.
L’esposizione, primo appuntamento della rassegna “Tavoli d’Autore”, è visitabile dal 22 al 30 gennaio negli orari di apertura della biblioteca: lunedì 9.00-13.45, martedì e giovedì 8.45-17.15, mercoledì 8.45-19.00, venerdì 8.45-14.00.
Teresa Salzano (1930-2008) fu una promotrice del dialogo cristiano-ebraico e una studiosa appassionata, “una vera dialogante” mossa da un sincero e profondo desiderio di conoscere l’ebraismo “a partire dalla conoscenza degli ebrei, così com’erano, così come si manifestavano, nella loro complessità, nei loro aspetti polimorfi; nei costumi, nei rituali, nella lingua e nei ricordi, nello stesso tragico e lacerante ricordo della Shoah” (Amos Luzzatto).
Germano Pattaro, Maria Vingiani e Luigi Sartori furono i suoi maestri. Fondò nel 1986 il Gruppo di studio e ricerca sull’ebraismo, sostenuto dalla diocesi di Padova e tuttora attivo; nel 2001 e 2002 collaborò con Studia patavina, oggi rivista della Facoltà teologica. La sua figura è legata alla Facoltà teologica del Triveneto anche per la donazione, fatta in sua memoria dalla sorella Adele, con cui sono state istituite, fra il 2008 e il 2012, alcune borse di studio per le tesi di studenti e studentesse di Teologia e di Scienze religiose e sono stati finanziati corsi accademici e progetti di ricerca nell’ambito degli studi sull’ebraismo, del rapporto ebraico-cristiano e del dialogo interreligioso.
“La guerra è una pena di morte inflitta non solo agli altri, ma anche a se stessi e a tutta la creazione – scriveva tra l’altro –. Se oggi si ricorre alle armi come via di dissuasione, ciò non vuol dire che non vi siano altre vie più valide e più conformi alla dignità umana, che i credenti devono ricercare instancabilmente, promuovendo le convergenze degli sforzi di tutti, una ecumene di sensibilità morale, orientata all’affermazione della pace”. E ancora: “La pace è frutto di unione con Dio e di disponibilità a Dio e non di deterrenza, di costrizione; è frutto di conversione e non di distruzione del nemico […] La tensione verso la pace comporta una conversione profonda e sostanziale”.