Ex Ilva. Liviano: “Una guerra tra poveri, la Chiesa si è dimostrata madre”

“Un grande gesto di accoglienza da parte del card. Zuppi e dalla Chiesa, che si è dimostrata madre”. A dirlo è Gianni Liviano, già consigliere comunale a Taranto, rappresentante laicale della commissione episcopale italiana per le missioni e profondo conoscitore della vicenda Ilva

Foto Calvarese/SIR

“Un grande gesto di accoglienza da parte del card. Zuppi e dalla Chiesa, che si è dimostrata madre”. A dirlo al Sir è Gianni Liviano, già consigliere comunale a Taranto, rappresentante laicale della commissione episcopale italiana per le missioni e profondo conoscitore della vicenda Ilva, all’indomani dell’incontro del card. Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Conferenza episcopale italiana con alcuni lavoratori dello stabilimento ex Ilva.
“Dopo l’occupazione simbolica dei lavoratori della concattedrale di Taranto – ha detto -, c’è stata una grande attenzione su questa questione che dopo anni resta ancora urgente. La vicinanza della Chiesa è molto importante per i lavoratori, una Chiesa che cammina a fianco delle famiglie portando con sé le loro sofferenze e facendole proprie”.

Liviano poi si è soffermato sul problema che da anni scuote la comunità tarantina:

“Essendo un cittadino di Taranto penso che a volte ci sia il rischio di modificare le priorità, che non sempre camminano di pari passo. La priorità deve essere sempre il benessere della comunità, e spesso si ha la sensazione che sui tavoli di Roma Taranto sia una cosa di cui discutere ogni tanto, e non un problema urgente”.

“In questi anni – spiega – si è gestita la situazione con politiche non molto attente e responsabili. Allo stesso tempo è mancata una continuità a livello nazionale. Anche le reazioni in città sono state per lo più emotive e non accompagnate da una razionalità necessaria. La città subisce le decisioni in modo non coeso”.
“Ci sono gli amici dell’ambiente e gli amici del lavoro – l’analisi di Liviano -, e si fa fatica a trovare una sintesi.

È una sorta di guerra tra poveri.

Entrambe le esigenze sono legittime. Nessuno potrà mai dire che la salute non è una priorità. Parimenti accade con il lavoro. Le due cose sono inconciliabili perché non decide la comunità.

Ci sono stati numerosi gesti eclatanti e teatrali da parte della politica, soprattutto quella locale, ma tutti incompatibili con scelte possibili e razionali”.In ultimo, un richiamo alla politica nazionale.
“È una situazione più grossa di quello che una comunità locale può gestire – ha concluso -, ma inevitabilmente tutto ricade sui cittadini che spesso sono vittime di scelte non giuste e che non risolvono”.

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