In una relazione è importante “mandare all’altro il messaggio: mi stai a cuore, mi interessi; un avere cura dell’altro che si prospetta come capacità relazionale autentica, risanatrice, che mira al benessere integrale della persona, a quello che mi piace definire sviluppo armonioso”. Così Chiara Palazzini, ordinario di pedagogia e psicologia presso la Pontificia Università Lateranense (Pul), intervenuta questa mattina alla seconda giornata del convegno nazionale vocazioni e università, “Creare casa”, promosso a Roma dagli Uffici nazionali Cei per la pastorale delle vocazioni, e per l’educazione, la scuola e l’università (fino al 5 gennaio). Nel tempo sospeso della pandemia “abbiamo sperimentato paura, solitudine, impotenza; abbiamo sperimentato quanto possiamo essere fragili ma, al tempo stesso – sottolinea la relatrice -, quanto possiamo rafforzare la nostra capacità di resilienza e abbiamo riscoperto – speriamo di non perderlo – il valore della solidarietà e della prossimità, quanto sia importante questo esserci gli uni per gli altri”.
Soffermandosi sul tema dell’educazione, Palazzini sottolinea il “ruolo fondamentale della comunità con la qualità delle relazioni che sa costruire. Non bastano genitori, scuola, parrocchia, centro sportivo: occorre tutta la dimensione comunitaria per costruire il patto educativo. Questa è una sfida che riguarda tutti noi e la nostra capacità di costruire relazioni generative” come antidoto alla “frammentazione esistenziale, alla solitudine, all’individualismo”. Di qui l’esortazione conclusiva: “Esercitiamoci nella capacità di esserci e di combattere ogni giorno le sfide della vita; cogliamo la crisi come opportunità e come possibilità di cambiamento”. Le buone relazioni “sono fondamentali per vivere, sono costitutive perché ci servono per decifrare i nostri sentimenti, le nostre passioni, la difficoltà della vita. Per tutto questo – conclude – servono però impegno, fatica e coraggio”.