In migliaia di giovani anche quest’anno da tutta Europa, anche dall’Ucraina e da altri Paesi del mondo. Dopo Madrid, Breslavia, Torino e Rostock, il 46° Meeting europeo di Taizé si svolgerà a Lubiana, capitale della Slovenia, da giovedì 28 dicembre 2023 a lunedì 1° gennaio 2024. L’incontro è preparato dalla Comunità Taizé, in collaborazione con le Chiese locali e con il sostegno della città di Lubiana. “I partecipanti – spiegano gli organizzatori – si mettono in cammino, lasciandosi alle spalle la sicurezza e la familiarità delle loro case”. Saranno accolti in famiglia e dalla popolazione locale ed avranno così la possibilità di “condividere la loro vita e cultura”, “conoscere altri giovani provenienti da tutta Europa e non solo”, “cercare un senso alla vita attraverso la preghiera, il silenzio e il canto, la riflessione personale e la condivisione” e “entrare insieme nel nuovo anno 2024”. Il Sir ha raggiunto telefonicamente fr. Matthew, nuovo priore della Comunità di Taizé. “E’ bello che ci siano persone pronte ad aprire le loro porte agli sconosciuti. E nell’Europa di oggi, non è una cosa così semplice”, dice subito. “Va contro a molto di ciò che ci è viene raccontato, soprattutto dai politici, sulla necessità, per esempio, di dover difendere i nostri confini. C’è una crisi di fiducia. Nelle nostre società e nei confronti delle nostre istituzioni, anche nella Chiesa e anche da noi, soprattutto a seguito degli abusi sessuali. Come possiamo aiutare a far crescere di nuovo la fiducia? Come possiamo diventare tutti pellegrini di fiducia sulla terra? Questa è la grande domanda”.
In un mondo scosso da guerre, c’è spazio per guardare in positivo al futuro?
Penso che sia molto importante offrire uno spazio per la preghiera e per l’incontro. Non conosciamo le soluzioni alle domande complicate del mondo di oggi. Ma se possiamo offrire uno spazio dove possiamo mettere queste situazioni davanti a Dio e dove possiamo incontrarci nella semplicità e nella verità, allora forse questo può aiutare a far nascere nel cuore dei giovani una speranza. Con questa speranza possono fare molta strada e diventare attori anche nelle diverse situazioni di guerra e di difficoltà in cui vivono. A Lubiana ci saranno anche giovani provenienti dall’Ucraina. Sono principalmente donne perché i ragazzi non possono lasciare il Paese. Sarà per loro un momento per riprendere fiato e raccogliere nuove forze.
Perché in Slovenia?
La Slovenia è un paese con una storia molto ricca ma piuttosto difficile. Guardare al suo contesto storico ci aiuta oggi capire cosa stiamo vivendo nel momento presente e poi forse a ritrovare la speranza per il futuro. Saremo ospiti in una scuola che durante l’occupazione nazista è stata il quartier generale della Gestapo e nel periodo comunista, un campo di concentramento. Solo nel 1991, con l’indipendenza della Slovenia, è tornata ad essere una scuola e una scuola cattolica. La Slovenia si presenta così, come un condensato di storia europea. Ed è importante che i giovani che possano conoscere questa storia per scoprire qualcosa di nuovo per il loro presente.
Che messaggio consegnerà quest’anno ai giovani?
Ho scritto una lettera ai giovani che ha per titolo, “In cammino insieme”. Si può già trovare sul nostro sito web. E’ divisa in cinque diverse sezioni. Si comincia con l’ascolto. Ascoltare Dio, ascoltare gli altri. E poi si parla del viaggio che stiamo facendo. Perché quando ci mettiamo in ascolto, spesso riceviamo una parola che ci mette in cammino. E mentre viaggiamo, scopriamo cosa significa stare con gli altri, viaggiare con loro. E non solo per pochi istanti, ma per tutta la nostra vita. Ho trascorso gli ultimi 18 mesi a Roma per preparare, insieme a tanti altri, la veglia di preghiera ecumenica che abbiamo avuto in collegamento con il processo sinodale. Questa esperienza ha avuto una grande influenza nella preparazione di questo messaggio. Mi ha fatto capire quanto sia importante camminare insieme per scoprire Cristo l’uno nell’altro e per ricevere dall’altro qualcosa di bello. Sì, questo è il messaggio per i giovani di oggi. Abbiamo bisogno di camminare insieme.
Perché ha tanto insistito su questo aspetto dell’insieme? Vede che i giovani oggi faticano a stare con gli altri?
Viviamo in una società che incoraggia un approccio sempre più individualista, dove ognuno può prendere le proprie decisioni a prescindere dall’altro. La pandemia poi ha avuto un grande effetto sui giovani. Ha creato ulteriore isolamento. E allora come incoraggiarli a camminare insieme? Allo stesso tempo vedo anche che l’azione comune è qualcosa di molto istintivo nei giovani. Guardiamo, per esempio, ai movimenti ecologisti che nascono per contrastare il cambiamento climatico. Lì si capisce quanto sia importante per i giovani stare e agire insieme. Allora come fare? Ne parliamo così da incoraggiarsi a vicenda e scoprire quanto sia importante ricevere l’uno dall’altro.
In un momento in cui i grandi leader mondiali faticano a trovare vie di negoziato per porre fine ai conflitti, cosa possono concretamente fare i giovani per la pace?
I giovani possono davvero preparare il loro futuro di pace. Posso raccontare una storia che ho personalmente vissuto tanti anni fa, quando sono arrivato per la prima volta a Taizé. Sono nato in Inghilterra e come sapete la situazione tra l’Inghilterra e l’Irlanda non è mai stata facile. Per la prima volta a Taizé ho incontrato degli irlandesi e lì ho scoperto che non solo avevamo tanto tanto in comune ma che c’era in loro una cultura molto bella da scoprire. Penso che quando viene data ai giovani l’opportunità di incontrare persone di altre nazioni, gli stereotipi cadono. E scoprono nell’altro un’umanità comune. E se siamo cristiani, un cammino comune nella fede. Attraverso questi contatti personali può nascere qualcosa di bello. E’ quello che avviene nei nostri incontri. Sono semi ma se trattati con cura, possono trasformarsi in qualcosa di forte che può durare nel tempo e generare la pace. La pace è un dono di Dio di cui dobbiamo prenderci cura perché è molto fragile. Forse, uno degli errori che abbiamo commesso recentemente in Europa è stato proprio quello di pensare che la pace fosse per sempre. Ma non è così. Le ferite del passato sono ancora presenti. E ogni desiderio di pace ha bisogno di grande attenzione e di molta cura