“‘Nulla è impossibile a Dio!’. Queste le parole dell’angelo che abbiamo sentito ripetere nei giorni della preparazione al Natale, parole che suonano come una sfida”. “Ogni volta che ci fermiamo davanti al presepe questa stessa sfida viene lanciata a ciascuno di noi, mentre sullo sfondo dei cieli variamente rappresentati e stellati vediamo idealmente scorrere l’elenco delle situazioni e dei problemi dove non esitiamo a dichiarare impossibili: la pace in Terrasanta e in Ucraina, l’amore ritrovato per tanti uomini e donne travolti dalla violenza e dalla disperazione, la donna rispettata nel suo corpo e nel suo mistero, il bene comune riscoperto come vero obiettivo per tutti coloro che hanno responsabilità pubblica, l’attenzione primaria ai più poveri come fondamento per un bene veramente comune, il valore formidabile di ogni piccolo gesto di onestà e di solidarietà contro la tentazione di pensare che ‘tanto tutto è inutile’”. Lo scrive il card. Arrigo Miglio, amministratore apostolico di Iglesias, nel messaggio natalizio alla comunità diocesana.
“Nulla è impossibile a Dio: vale per Lui, non per me, per noi, per l’umanità”, osserva il porporato, sottolineando che “la sfida dunque riguarda la nostra preghiera: ci rivolgiamo a Uno che può e vuole rendere possibili le alcune realtà sopra ricordate”. “Invece – rileva – troppo spesso preghiamo solo quando ‘le abbiamo provate tutte e non ci resta che pregare’, quando promettiamo preghiere per scansare l’impegno personale, quando non sappiamo più cosa fare e allora preghiamo. Così sullo sfondo del nostro presepe vediamo scorrere non solo l’elenco delle cose ‘impossibili’ ma anche le nostre preghiere troppo spesso così sbiadite e titubanti”.
“Pregare con Maria – spiega il cardinale – vuol dire prima accettare la sfida che nulla è impossibile a Dio poi metterci a pregare per imparare a stupirci della sua opera. Maria ha cominciato subito a cantare la manifestazione del piano di Dio”. “Che la luce e la gioia del Natale – l’augurio dell’amministratore apostolico – possano cambiare la nostra preghiera: non muta come la preghiera di Zaccaria nel Tempio ma canto di lode come quello di Maria nella casa di Elisabetta, offrendo al Signore il nostro grazie, sulla fiducia, senza esitare a fare credito al Dio che ci ha donato il suo Figlio”. “Nel Natale viviamo la contemplazione dell’Evento più impossibile che si potesse immaginare, ed è avvenuto: factum est. Lasciamo entrare in noi il Bambino che un giorno accetterà la sfida più grande, quella della Croce, e proviamo a pregare con il cuore e con gli occhi di Maria, accompagnati dal silenzio di Giuseppe”, conclude il card. Miglio.