“La tradizione del presepe è bella, ma non possiamo accontentarci del presepe: dobbiamo allestire a Gesù un presepe del cuore”. È l’invito del card. Raniero Cantalamessa, predicatore della Casa Pontificia, nella seconda predica di Avvento per la Curia Romana, pronunciata in Aula Paolo VI alla presenza del Papa. “Oggi viviamo tutti proiettati all’eterno, disattenti a ciò che avviene dentro di noi: il silenzio ci fa paura”, ha denunciato il cardinale, ricordando l’ispirazione originaria del presepe allestito da San Francesco a Greccio, 800 anni fa, e sottolineando che il presepe si è progressivamente allontanato da essa, diventando “una forma d’arte o di spettacolo, di cui si ammira l’allestimento esterno più che il significato intimo”. “In Occidente – ha denunciato il porporato – si moltiplicano le iniziative per eliminare ogni riferimento etico o religioso al Natale”, riducendolo così “ad una pura festa, con personaggi che niente a che fare con esso: c’è chi vorrebbe addirittura cambiare il nome al Natale”. Tutto ciò, ha spiegato Cantalamessa, con la presunta intenzione di “favorire la convivenza pacifica con i credenti di altre religioni, in particolare di religione islamica”. “In realtà si tratta di un pretesto di un certo mondo laicista che non vuole simboli religiosi”, il monito del cardinale, che citando una Sura che attesta “la venerazione con cui il Corano ricorda la nascita di Gesù e il posto che in essa occupa Maria” ha esortato a “dissipare un equivoco” riguardo al mondo islamico. “Allestire a Gesù un presepio nel cuore”, l’invito finale: “Che senta nel gelo del mondo il calore del nostro amore e della nostra infinita, commossa gratitudine. È l’impresa più ardua della nostra della nostra vita. ‘Dove nasce Dio muore l’uomo’, sentenzia l’esistenzialismo ateo. È vero, ma muore l’uomo vecchio, corrotto, mentre nasce l’uomo nuovo, che vive nella giustizia e nella santità ed è destinato alla vita eterna”.