“Ogni società dimostra la propria umanità aiutando in ogni modo i vulnerabili, i malati, gli anziani e i sofferenti, affinché ogni membro della società, nonostante la malattia e l’invecchiamento, possa un giorno vivere in pace la propria dipartita”, si legge nel documento congiunto dei leader religiosi “alla luce del tentativo di introdurre il suicidio assistito nella legislazione slovena”. “Non aiuteremo certo i sofferenti, soprattutto i malati terminali, offrendo loro – anche a livello legislativo – qualsiasi forma di fine vita anticipata. Così facendo, non facciamo altro che introdurre una distinzione tra vita umana ‘degna’ e ‘indegna’”. “Qualsiasi atto che ponga deliberatamente fine alla propria vita o a quella di un’altra persona è l’esatto contrario di ciò a cui dovremmo aspirare come società: al rispetto e la cura per ogni vita umana. Sia dal punto di vista etico che religioso, un atto del genere è riprovevole e l’introduzione dell’opzione del suicidio assistito è un’abdicazione sociale alla cura dei più vulnerabili”. Aggiungono: “Invece di introdurre l’idea della morte volontaria nella società, dovremmo investire risorse per prevenire il desiderio di morire quando nasce dalla sofferenza nella malattia o alla fine della vita”. Ancora: “Ogni malato terminale dovrebbe ricevere le migliori e più complete cure palliative possibili: fisiche, emotive, sociali, religiose e spirituali. La medicina palliativa fornisce un sostegno completo ed efficace ai pazienti sofferenti e alle loro famiglie, anche quando la malattia non può essere curata”.