“Il presepe di Greccio, oltre che di sobrietà, parla anche di gioia, perché la gioia è una cosa differente dal divertimento”. Lo ha spiegato il Papa, nella catechesi dell’udienza di oggi, pronunciata in Aula Paolo VI e dedicata agli 800 anni del presepe allestito da San Francesco a Greccio. “Divertirsi non è una cosa cattiva, è una cosa umana, ma la gioia è più profonda ancora, più umana”, ha detto Francesco a braccio: “E alle volte c’è la tentazione di divertirsi senza gioia: divertirsi facendo rumore, ma la gioia non c’è. È un po’ la figura del pagliaccio, che ride, fa ridere ma il cuore è triste. La gioia è la radice di un buon divertimento per Natale”. “La sobrietà, lo stupore ti porta alla gioia, alla vera gioia, non quella artificiale”, ha detto il Papa ancora fuori testo: “Ma da cosa derivava quella straordinaria gioia natalizia? Non certo dall’avere portato a casa dei regali o dall’aver vissuto celebrazioni fastose. No, era la gioia che trabocca dal cuore quando si tocca con mano la vicinanza di Gesù, la tenerezza di Dio, che non lascia soli, ma consola”. “Vicinanza, tenerezza e compassione: così sono i tre atteggiamenti di Dio”, ha ribadito a braccio: “E guardando il presepe, pregando davanti al presepe, noi vediamo questi tre atteggiamenti di Dio”. “Il presepe è come un piccolo pozzo dal quale attingere la vicinanza di Dio, sorgente della speranza e della gioia”, l’esempio scelto dal Papa: “È come un Vangelo vivo, è un Vangelo domestico. È come il pozzo nella Bibbia, è il luogo dell’incontro, dove portare a Gesù, come hanno fatto i pastori di Betlemme e la gente di Greccio, le attese e le preoccupazioni della vita”. “Portare a Gesù le attese e le preoccupazioni della vita”, la consegna finale: “Se davanti al presepe affidiamo a Gesù quanto abbiamo a cuore, proveremo anche noi una gioia grandissima. Una gioia che viene proprio dalla contemplazione dello spirito di stupore con il quale vado a contemplare questi misteri. Andiamo davanti al presepe! Ognuno guardi e si lasci sentire qualcosa nel cuore”.