Evitare i terreni senza vegetazione. Non avvicinarsi a serbatoi abbandonati. Non prendere mai in mano un giocattolo abbandonato. Chiamare i servizi di emergenza. Queste alcune delle precauzioni apprese dai bambini ucraini grazie ad un nuovo gioco da tavolo sviluppato appositamente da Save the children, in una iniziativa in partnership con la Ukrainian Deminers Association (Uda). L’educazione ai gravi rischi legati alle mine si sta rivelando fondamentale per la sicurezza dei bambini in Ucraina, dove almeno 1.068 persone sono state uccise o ferite da questi ordigni o residuati bellici inesplosi dall’inizio della guerra – l’equivalente di due al giorno dal febbraio 2022, e i bambini hanno il terrore di poggiare i piedi a terra. Oltre 6.000 copie del gioco “Mine danger”, nel quale i giocatori tirano a turno un dado per avanzare sul tabellone, imparando a evitare i pericoli e a seguire le regole, sono state distribuite ai bambini del nord e del sud dell’Ucraina. Oltre al gioco, Save the children organizza anche corsi di sensibilizzazione sul rischio mine, ai quali si prevede che già entro la fine del 2023, più di 17.000 bambini, genitori, assistenti sociali e membri delle comunità possano partecipare. In meno di due anni, l’Ucraina è diventata il Paese più minato del mondo. Fino a un terzo del territorio ucraino – ovvero 174.000 km quadrati, pari alle dimensioni della Florida negli Stati Uniti – è contaminato. Anche le aree in cui i combattimenti attivi sono cessati rimangono fortemente pericolose a causa dell’elevata presenza di mine e ordigni inesplosi, mentre le aree vicine alla linea del fronte, nella parte orientale e meridionale del Paese, sono particolarmente a rischio. Secondo il governo ucraino, solo il 20% dei terreni contaminati – circa 40.000 km quadrati – è attualmente accessibile per lo sminamento a causa delle ostilità in corso. Le ricerche indicano che potrebbero essere necessari fino a 757 anni e 37 miliardi di dollari per bonificare il territorio. Save the children invita tutte le parti ad astenersi dall’uso di armi esplosive con effetti ad ampio raggio in aree popolate e a tenere conto dell’impatto sulle popolazioni civili nella pianificazione e nella conduzione delle attività militari.