Domenica 24 dicembre – IV di Avvento

Ci siamo: Dio viene ad abitare dentro di noi e con noi. Questa è la certezza che siamo la sua casa, che siamo stabili con Lui. Questa promessa fu fatta da Dio a Davide tramite Natan: Dio promette stabilità   al regno di Davide e una discendenza. Questa certezza diventa realtà in chi crede e si fida di Dio. Chi si fida non vacilla ma sarà stabile per sempre. La roccia del mio cuore è sempre il Signore (salmo 73).  Dio non abita in una casa di Cedro o sotto una tenda di teli, ma dentro ciascuno di noi. La nostra intimità è il vero paesaggio natalizio da realizzare. Ce lo ricordava anche S. Agostino: Deus est intimior intimo meo (Dio è più intimo di me stesso). Cerchiamolo dentro e non fuori di noi. E in questa ricerca dobbiamo essere attenti e come Maria lasciarci toccare dallo Spirito Santo, come ricorda questa domenica della Annunciazione. L’Annunciazione è il preludio del Natale.

L’Angelo portò l’annuncio a Maria ed ella concepì per opera dello Spirito Santo. Non è un premio ma una collaborazione santa con Dio. Dobbiamo allora anche noi essere docili e disponibili a lasciarci toccare dallo Spirito per generare l’amore. L’amore si genera se, come Maria, disposti, presenti, attenti e consapevoli di ciò che siamo. Maria è la kekaritomene, la piena di grazia e di bellezza che diviene   Madre di Gesù. Il Natale non viene per raccomandazione, ma per risposta alla grazia di Dio. Dobbiamo rispondere alla grazia attraverso un atteggiamento di umiltà e semplicità. La semplicità di Maria è disarmante; non oppone resistenza anche se ha paura e non conosce uomo, ma si fida e si allea con Dio.  Dalla Alleanza sinaitica all’alleanza del cuore che fa del suo un grembo puro il primo Tabernacolo della storia.

Ha guardato l’umiltà della sua serva (tapeinos) in greco significa insignificanza. Maria “tapina”, vuol dire che le cose grandi avvengono quando siamo nel nascondimento e quando non cerchiamo onori e privilegi. La tapinità di Maria crea lo spazio per una nascita meravigliosa: Gesù Cristo Il Verbo eterno che si fa carne (sarx) diventa uno di noi e prende il peccato di tutti.  In questa chiamata di Maria riscopriamo un progetto di amore che va oltre i calcoli umani e si realizza in un luogo preciso nella storia di una donna: il villaggio di Nazareth. Anche noi siamo chiamati a partire dalla nostra insignificanza e dal nostro peccato per realizzare la storia del Natale e per generare l’Amore negli altri. Dal grembo verginale di Maria scaturisce una luce nuova e una speranza da vivere.  Non siamo disperati se ci lasciamo toccare, se nel nostro Eccomi permettiamo ancora a Dio di parlarci, di agire dentro di noi, di curare le nostre ferite e di ridonandoci il senso vero di ciò che siamo. Credere che “nulla è impossibile a Dio” è la chiave di volta per accogliere, valorizzare e dare senso a ogni insuccesso e fallimento. Anche nel buio del disordine e della confusione di oggi sarà allora possibile un parto. Anche la creazione soffre e geme le doglie del parto dice San Paolo e aspetta anche lei la redenzione. (Rm 8,19-23). Il Natale di Gesù è vicino e non si compie solo in un giorno ma avviene tutti i giorni. In ogni momento della vita siamo infatti chiamati a vivere il Natale di Betlemme. Come Maria allora diciamo sì ogni giorno, facciamo spazio, apriamo il cuore e ogni volta che sapremo dare valore alla dignità di ogni essere umano sarà sempre Natale. Allora potremo anche noi cantare Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini che Dio ama. Buon Natale.