Cinematografo Awards. Vincono i compagni di viaggio che condividono lo sguardo

I riconoscimenti assegnati da giornalisti e critici della Rivista del Cinematografo (il più antico magazine italiano del settore), sono andati anche quest’anno ai protagonisti di cinema, serie e cultura, capaci di sollevare considerazioni sociali, oltre che lo sguardo sull’arte

(Foto Rivista del Cinematografo)

A chi ha donato emozioni e allo stesso tempo ha seminato riflessioni su una contemporaneità troppo complessa da descrivere con un registro solo. I Cinematografo Awards, i riconoscimenti assegnati da giornalisti e critici della Rivista del Cinematografo (il più antico magazine italiano del settore), sono andati anche quest’anno ai protagonisti di cinema, serie e cultura, capaci di sollevare considerazioni sociali, oltre che lo sguardo sull’arte.A ricevere i premi, realizzati dallo scultore Lucio Minigrilli, nella serata al cinema Barberini di Roma, sono stati Alice ed Alba Rohrwacher, Roberto Andò, Maria Chiara Giannetta, Greta Gasbarri, Tommaso Santambrogio, Santi Pulvirenti, Domenico Monetti e Luca Pallanch.“Noi premiamo gli amici, non nel senso che sono sempre gli stessi, ma premiamo quelli che condividono con noi lo sguardo. Premiamo dei compagni di viaggi dell’arte che dà la vita e il senso alla nostra esistenza”, spiega don Davide Milani, presidente della Fondazione Ente dello spettacolo, in apertura della cerimonia che ha lo scopo ogni anno di valorizzare quelle opere che, oltre ai meriti artistici, lasciano il segno, stimolando considerazioni. Così come fa il premio Navicella Cinema Italiano, assegnato quest’anno alla pellicola “La chimera”, diretto da Alice Rohrwacher, che parla dei cosiddetti “tombaroli”, i predatori di reperti archeologici che negli anni ottanta vissero la febbre dei furti nelle tombe etrusche. “Un domani – si legge nella motivazione del premio – si parlerà del ‘cinema di Alice Rohrwacher’ come oggi facciamo riferendoci ai maestri che furono, rinvenendo l’idea di un universo iconico e riconoscibile, capace di suscitare rimandi non solamente ‘visivi’ ma anche appigli inerenti gli altri sensi”. Ed infatti nella chimera di Rohrwacher è presente la ricerca di un equilibrio che ogni giorno tentiamo di stabilire tra l’esistente e l’esistito, tra il visibile e l’invisibile, tramite un filo rosso che unisce. “Dedico il premio – afferma la regista – agli archeologi di domani perché penso che quando scaveranno e troveranno le nostre cose avranno un’idea, vedranno i nostri film e le nostre batterie usate. Pensando a loro, penso a ciò che vorrei lasciare”.
Il premio speciale Insieme dell’opera è andato al poliedrico Roberto Andò, scrittore, sceneggiatore, regista e direttore artistico, conosciuto dal grande pubblico con “La stranezza”, in cui emerge un grande Toni Servillo, che partendo da Pirandello approfondisce l’umanesimo. “Il premio – dice Andò – mi è particolarmente caro perché quando ero ragazzo a Palermo e volevo fare cinema mi arrivò come regalo l’abbonamento alla rivista che ha sempre voluto affidare al cinema un senso. Non tutte le riviste riservano questo patto essenziale. Per me, come ragazzo, trovare nel cinema un senso che va al di là è stato fondativo. Siamo stati compagni di viaggio come diceva don Davide”.
Al tema della disabilità è dedicata invece la fiction “Blanca” di Jan Maria Michelini e Michele Soavi, interpretata da Maria Chiara Giannetta, che conquista il premio Navicella Serie. “Nell’universo narrativo della serie – spiega la motivazione data dalla giuria – trovano spazio la capacità di dover accettare gli eventi negativi e la potenza salvifica delle seconde possibilità. Ribaltando i canoni della fiction italiana, Blanca è una serie di rottura, capace di innovare nel solco della tradizione”.
La migliore interpretazione la ottiene Alba Rohrwacher per “Mi fanno male i capelli” di Roberta Torre, pellicola in cui l’attrice rende sullo schermo una Monica Vitti, spettacolare e inimitabile, nella fase della vita in cui affronta la perdita della memoria e dei ricordi. “Tutto parte dal coraggio di Roberta che ha immaginato questa possibilità – afferma l’attrice –. Gli ostacoli li ho superato grazie alla gioia del fare. Monica Vitti è diventata la persona con cui io parlavo durante le riprese del film. La sognavo la notte perché il film lo abbiamo fatto immaginando di parlare con lei”.
La migliore opera prima viene riconosciuta a “Gli oceani sono i veri continenti”, firmato da Tommaso Santambrogio, in cui si racconta l’amore fra rimpianti, cinema e Cuba. “Volevo evocare immagini, emozioni tramite un tentativo di fare arte”, commenta l’autore al ritiro del premio.
La rivelazione dell’anno va invece alla giovane Greta Gasbarri per “Mia” di Ivano De Matteo. “Al debutto sul grande schermo – spiegano i giurati –, Greta Gasbarri colpisce al cuore con un’interpretazione sorprendente: un’adolescente come tante, figlia amatissima e amica fedele, convinta di vivere il sogno del primo amore e in realtà intrappolata nell’incubo di una relazione tossica, dominata da crudeltà, manipolazione, possesso e violenza. Così autentica e profonda da impreziosire un film urgente, necessario, tristemente contemporaneo”. Premiata dal vicepresidente della Fondazione, Paolo Buzzonetti, l’attrice si è soffermata sull’attualità dell’opera che narra la storia di una ragazza vittima di un ragazzo possessivo. “È stato difficile – ammette –, c’è stata molta rabbia per rappresentare Mia, ma anche distacco per trasmettere l’ingenuità di una ragazza che non riusciva a capire”.
La miglior colonna sonora se l’aggiudica il compositore Santi Pulvirenti per “L’ultima notte di amore” di Andrea Di Stefano, in cui si ascoltano gli echi di polizieschi e horror degli anni settanta dei migliori Dario Argento e Lamberto Bava. “Il film è stato apprezzato al Tribeca e a Berlino soprattutto per l’essere molto italiano”, afferma il vincitore Pulvirenti.
Il riconoscimento intitolato al celebre sceneggiatore della commedia all’italiana, Diego Fabbri, infine, viene assegnato al libro-intervista “Per i soldi o per la gloria: storie e leggende dei produttori italiani dal dopoguerra alle tv private”, firmato dagli studiosi del Centro sperimentale di cinematografia, Domenico Monetti e Luca Pallanch. Il titolo è una carrellata di episodi, a volte grotteschi altre volte esagerati e dai toni leggendari, che hanno riguardato le storie dei produttori italiani negli ultimi decenni.

Durante la cerimonia, è stato consegnato anche il premio “Toni Bertorelli Controluce”, dato agli interpreti italiani ritenuti in qualche modo affini a Toni Bertorelli, fuori dai canoni sia estetici sia di recitazione che hanno dato prova di interpretazioni particolarmente significative e originali. I premiati di quest’anno sono Fausto Russo Alesi e Linda Caridi.

I vincitori sono stati designati da un comitato di amici e colleghi che con Toni Bertorelli hanno condiviso alcune esperienze della loro vita artistica: Marco Bellocchio, Valeria Ciangottini, Steve Della Casa, Fabio Ferzetti, Marco Tullio Giordana, Mario Martone, Davide Milani e Luca Pallanch, con la supervisione di Barbara Chiesa. I premi sono appositamente realizzati dall’attore e artista Giorgio Crisafi. “Dedico il premio – dice Russo Alesi – all’amicizia che è un sentimento bellissimo. Quando è vero e sincero è molto duraturo. In amicizia ci si cura e scuote. Nel riconoscere l’altro si possono fare cose bellissime”.

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