Lavoro minorile: Agia, pubblicata indagine su formazione e sicurezza. Garlatti, “forti differenze territoriali spinta a investire su miglioramento standard qualitativi”

I dati resi disponibili dall’Inail “evidenziano come nel 2022 si siano registrate 17.531 denunce per infortuni di minorenni: di queste, 14.867 hanno riguardato studenti (641 dei quali impegnati in alternanza scuola-lavoro) e 2.664 lavoratori (tra cui 285 allievi di corsi di formazione professionale). In tre casi gli infortuni hanno avuto un esito mortale”. Lo ricorda l’indagine nazionale “Il lavoro regolare minorile tra formazione e sicurezza”, realizzata dall’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza (Agia) nell’ambito del progetto “Formazione sicura in età adolescenziale” (Fase), promosso in collaborazione con l’Istituto psicoanalitico per le ricerche sociali (Iprs) e la Fondazione Censis.
Su questo tema ciò che evidenzia lo studio è “la necessità di realizzare una mappatura e un’analisi degli infortuni differenziata per i diversi contesti lavorativi, anche al fine di comprendere meglio i rischi che corrono i minorenni che lavorano saltuariamente (ad esempio in estate) fuori dei circuiti della formazione professionale”.
Rispetto alla tutela del diritto-dovere alla formazione dei minorenni, poi, “la ricerca segnala come, pur se in termini generali si sia maturata una certa consapevolezza rispetto al fatto che la formazione deve essere intesa in senso ampio e non solo come acquisizione di un saper fare utile per l’inserimento nel mondo del lavoro, permangono rilevanti differenze territoriali rispetto agli standard formativi offerti”. “A fronte di regioni, soprattutto del Nord, che organizzano un numero di corsi di istruzione e formazione professionale più che adeguato alla richiesta, ci sono territori nei quali la formazione è gravemente insufficiente”, commenta la garante, Carla Garlatti. Oltre il 60% dell’offerta formativa, infatti, si concentra nel Settentrione, con la conseguente difficoltà per i minorenni che vivono al Sud, di accedere ai percorsi di istruzione e formazione professionale: nel Nord-Ovest il 17,2% dei 15-17enni è iscritto alla Iefp, nel Nord-Est lo è il 15,9%, al Centro l’8,9% e al Sud e Isole il 4,9%.
“Rispetto a questi numeri – dice ancora Garlatti – occorre mettere in atto correttivi che assicurino in tutto il territorio nazionale standard minimi uniformi dell’offerta formativa gestita dalle regioni, oltre a una formazione completa al pari di quella offerta dallo Stato con licei e istituti tecnici e professionali”.
La questione dell’offerta formativa ha che fare anche con il fenomeno dei Neet, circa 140mila minorenni tra i 15 e i 17 anni che non studiando né lavorando rischiano di rimanere esclusi da qualsiasi opportunità di socializzazione, formazione e lavoro e di precipitare in una condizione di esclusione e povertà immateriale da cui è difficile riprendersi. Il 43,2% di essi vive al Sud e nelle isole, il 28,5% risiede nel Nord-Ovest, il 14,2% nel Nord-Est e il 14% al Centro. “Le forti differenze territoriali che si registrano, anche rispetto alla quota di ragazzi che non studiano e non lavorano, rappresentano un’ulteriore spinta a investire sin da subito sul miglioramento degli standard qualitativi dell’offerta formativa e sul superamento delle disparità che ancora si registrano tra il Nord e il Sud del Paese”, conclude Garlatti.

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