“Come si può vivere con fiducia?”, si è chiesto mons. Delpini. “Si tratta di assumere una visione della realtà che dà buone ragioni per darsi il coraggio necessario a vivere con fiducia”. “La fiducia ha un fondamento irrinunciabile nel confidare in Dio. Il fondamento trascendente della vita di ogni persona e della vicenda storica è censurato come un fastidio dall’ingenua presunzione del pensiero che si presenta come critico, ma che si deve riconoscere come riduttivo. Il riferimento a Dio è stato decisivo per uomini e donne di ogni religione e di ogni credo che hanno segnato la storia dei popoli. Per i cristiani il riferimento a Gesù, alla sua missione e al suo messaggio deve ispirare una fiducia che può essere invincibile, se la pratica cristiana non è troppo superficiale e convenzionale”. La fiducia, ha proseguito, “che rende possibile la collaborazione prende forma nel confronto tra le persone, sia come singoli sia come rappresentanti di organismi, partiti, forme associate di presenza sociale”. “Chi occupa posti di responsabilità, che si tratti dell’amministrazione comunale o dell’amministrazione di un condominio, sa quanto sia talora arduo dialogare: ci sono dinamiche che scatenano una irragionevole aggressività. Eppure non si può mai rinunciare in modo definitivo al dialogo, con la fiducia che la ragionevolezza, prima o poi, si riattiva anche nelle personalità meno disponibili”. Ancora: “la responsabilità di fronte alle situazioni complesse e alle problematiche inquietanti del nostro tempo è un peso che nessuno può portare da solo, nonostante le tentazioni di protagonismo che insidiano le persone del potere e le tentazioni di delega che insidiano le persone che non vogliono fastidi. Le alleanze costruttive sono la buona pratica che coinvolge le persone e i corpi inter-medi e rende abituale condividere pensieri, risorse, attività nella logica della sussidiarietà e della solidarietà”.
Infine l’arcivescovo ha aggiunto “qualche parola di incoraggiamento per alcuni ambiti che mi sembrano particolarmente significativi”. E ha elencato: la crisi demo-grafica, la problematica educativa, il fattore “migrazioni”. A proposito del quale ha detto: “Le migrazioni sono interpretate come un inarrestabile fenomeno globale. Luoghi comuni e sentimenti diffusi, informazioni parziali e ideologie tendono a ridurre i migranti ai profughi, folla indistinta di poveracci che sono da temere come invasori o da accogliere come miserabili bisognosi di tutto. In realtà, si tratta di un fenomeno complesso, studiato e analizzato in molti modi. La tragedia delle guerre che devastano molti Paesi è tra le ragioni più drammatiche delle migrazioni. La difficoltà che l’Europa sperimenta nell’affrontare il tema è un segno preoccupante. L’Europa potrebbe avere la fierezza e la genialità di una via più sapiente e lungi-mirante. Le nazioni europee hanno risorse e competenze per incisive opere di pace, per promuovere sviluppo umano e alleanze internazionali, per rendere possibile il diritto di restare e il diritto di partire, e contrastare quel migrare disperato che espone a inimmaginabili sofferenze. Noi vorremmo essere cittadini di un’Europa protagonista nell’opera di pace e di sviluppo dei popoli. Perciò sentiamo il dovere di vivere anche l’appuntamento elettorale della prossima primavera con responsabile partecipazione”.