Diocesi: mons. Saba (Sassari), “la Chiesa non può venire a patti con sistemi sociali estranei al Vangelo, alla sua stessa missione”

“La Chiesa non può venire a patti con sistemi sociali estranei al Vangelo, alla sua stessa missione. Un eventuale errore momentaneo esige la coraggiosa virata verso metodi, vie e mezzi che non siano in conflitto con il Vangelo”. Lo ha affermato ieri mons. Gian Franco Saba, arcivescovo di Sassari, presentando ai fedeli e alle autorità il suo messaggio alla città e al territorio in occasione della solennità di San Nicola, patrono di Sassari. Lo scritto si intitola “Educare al pensiero ospitale. Per una cultura della pace e dell’inclusione in un contesto di cambiamento d’epoca”.
“Il cambiamento che avvertiamo – ha sottolineato l’arcivescovo nel messaggio – richiede quel processo di recezione che implica ‘fare dello straniero un ospite’, riportare alla memoria il fastidio latente che percepiamo di fronte a questo ‘cambiamento-intruso’ per ‘compiere la scelta di riceverlo’. E un cammino forse faticoso, dal quale senza perdere la propria specificità si sente anche il cambiamento come vita che si rigenera”. “Il pensiero – ha aggiunto – diventa ospitale se l’orizzonte della riflessione si spinge oltre ciò che è visibile, se guarda, ascolta con disponibilità interiore quanto si presenta differente o appare divergente. Pensare il cambiamento è una nuova sfida, l’appello di una sorta di ‘straniero che viene … che ci fa vivere in più di una società e in più di una cultura, e che ci chiede di pensare in altro modo le società, le culture e il posto di ciascuno nel mondo’”. “Il ‘cosmopolitismo quotidiano’ – ha proseguito – contribuisce a mettere in risalto il progressivo processo di spopolamento e le sue importanti conseguenze sociali, economiche, politiche e anche religiose. È rilevante l’aumento della popolazione anziana, la scelta o non-scelta di abitare in un luogo differente da quello dove si è nati”.
Mons. Saba ha poi notato come “in occasione delle visite alle parrocchie e durante gli incontri del processo sinodale riscontro proprio il bisogno di ritrovare la speranza e la gioia nell’affrontare il cambiamento d’epoca”. “Il processo di conversione pastorale – ha commentato – non è un semplice aggiornamento delle strutture, un ammodernamento dei mezzi, uno sviluppo di competenze, esso richiede a tutti noi l’impegno ad ascoltare, interpretare, generare questo nuovo cammino della vita umana”. “È richiesto l’impegno e il coraggio di tutti, di ciascuno per la propria parte, senza scuse di retroguardie, di assenze, di autogiustificazioni”, ha ammonito: “Ma esige anche l’onestà: un pensiero onesto produce una prassi onesta”. Per l’arcivescovo “occorre sempre più sviluppare itinerari ‘tra la soglia e il focolare’ superando l’ipotetica convinzione che la crisi della fede riguardi soltanto la città e non tocchi la sfera rurale del territorio. Nemmeno la classica distinzione tra credenti e non credenti corrisponde più a un’attenta analisi sociologica. Forse per troppi anni un sonno di consapevolezza ha indotto ad affermare che tutto questo fosse lontano da noi!”.

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