“Ciao ChatGpt, auguri per il tuo primo compleanno!”. “Grazie mille per gli auguri, ma devo correggerti: come intelligenza artificiale, non ho compleanni né una data di nascita. Sono qui per aiutarti con qualsiasi domanda o informazione tu possa cercare. Come posso assisterti oggi?”. Beh, confesso di aver tirato un sospiro di sollievo leggendo la risposta della nota chatbot alla mia provocazione “augurale”. “Ancora è consapevole di essere soltanto un meccanismo (anche se molto sofisticato) – mi son detto -, quindi per ora… regalo di compleanno risparmiato!”.
Ironia a parte, davvero oggi ricorre un anno dalla prima pubblicazione di questo innovativo strumento da parte di OpenAI, l’organizzazione di ricerca e sviluppo nel campo dell’intelligenza artificiale (IA), che ha sede in San Francisco (California, Usa). L’iniziativa ha riscosso tanto successo che, proprio oggi, a distanza di un anno, chi volesse accedere alla versione “plus” (la più evoluta, in abbonamento), si vedrà collocare in “lista d’attesa”, poiché il numero eccessivo di richieste ha costretto OpenAI a contingentare le adesioni.
Ad ogni modo, la “prima candelina” di ChatGpt diventa occasione propizia per alcune considerazioni di fatto e per riproporre alcune domande ancora sospese, concernenti la prospettiva futura di questo potente – e a volte sorprendente – sistema di IA generativa.
Giunto alla sua quarta versione, ChatGpt è dotato di abilità che gli permettono di “comprendere”, “dialogare”, “suggerire” e persino “inventare”, in maniera molto simile a come farebbe un interlocutore umano (o, per lo meno, generando nell’utente una sensazione di questo tipo). Insomma, l’attuale ChatGpt mette in bella mostra la sua poliedrica capacità di “imitare” l’intelligenza umana, nella sua funzione di ricevere, organizzare e rielaborare, talvolta anche in maniera “creativa”, l’enorme quantità di dati con cui è “addestrato” (e periodicamente aggiornato) dai suoi sviluppatori.
Volendo semplificare molto, ci troviamo comunque di fronte all’ennesimo strumento tecnologico – sebbene di livello avanzatissimo – che possiamo utilizzare per svolgere certe funzioni, auspicabilmente a nostro ausilio. Ma come per ogni altro strumento, è importante ricorrere al suo uso in modo sicuro e informato, poiché è evidente che ci siano rischi relativi ad un utilizzo malevolo, o almeno non corretto, di questi sistemi. E l’unico modo per evitare derive negative è conoscere questi rischi e gestirli.
Prevalentemente, i rischi della nuova IA derivano dalla sua capacità di imitare qualunque fonte affidabile di informazione e conoscenza. Quindi, potenzialmente, questo strumento potrebbe produrre (ed eventualmente immettere nel sistema della comunicazione) scenari del tutto “realistici” di eventi del tutto “fasulli”. Per quale ragione? O per semplice errore, dal momento che la qualità delle “risposte” di ChatGpt (e di tutti gli altri sistemi di IA analoghi) dipende dalla qualità dei dati che ha “ingerito” nella fase di pre-addestramento, oppure per disegno intenzionale di chi gestisce questi strumenti. In altre parole, non esistono “macchine malvagie”, che si divertono ad ingannare e danneggiare gli umani per giungere a dominare il mondo. Purtroppo, invece, esistono umani che si servono delle macchine per i propri scopi, non sempre “benefici”, senza farsi scrupolo di danneggiare gli altri umani.
Detto ciò, non si può far finta di non accorgersi che, almeno per l’utente medio, è davvero difficile esercitare una efficace verifica e un controllo di fatto su tali meccanismi. In realtà, sta diventando molto difficile anche per gli studiosi, dal momento che, con le attuali leggi, le grandi società produttrici di IA generativa, per ovvie ragioni di competizione commerciale, “celano” le proprie fonti di approvvigionamento di dati, sottraendole ad ogni altro controllo di qualità e, conseguentemente, di eticità.
In definitiva, in termini generali, il vero problema non sembra essere la disponibilità di sofisticati strumenti di IA (presenti e futuri), bensì l’individuazione condivisa – al livello più ampio possibile – e l’implementazione dei principi, finalità e limiti con cui regolamentarne l’uso.Per il resto, finché ChatGpt risponderà: “Essendo un modello di lingua artificiale creato da OpenAI, non ho opinioni personali. Tuttavia, posso fornirti informazioni sul tema”, beh, possiamo mantenerci cautamente fiduciosi! Buon compleanno ChatGpt!