“Gli ambienti online non sono tossici di per sé; sono le persone che producono tossicità. Noi dobbiamo iniziare a riflettere sul nostro comportamento online. Non mettere like a contenuti inopportuni; leggere per bene i contenuti. Dobbiamo imparare a educarci a questi strumenti”. Lo ha detto Rita Marchetti, docente di Sociologia dei media digitali all’Università di Perugia, intervenendo oggi pomeriggio a Roma al convegno nazionale del SiCei “Costruiamo insieme l’evoluzione digitale delle nostre comunità”, moderata dal presidente di WeCa, Fabio Bolzetta.
Riflettendo sulla modalità in cui “web e social hanno mutato il lavoro degli uffici diocesani delle comunicazioni sociali”, il direttore dell’Ufficio delle Comunicazioni sociali, Vincenzo Corrado, ha spiegato che “nella rete oggi è impossibile conoscere chi è il destinatario del nostro messaggio”. “Oggi arriva a chiunque attraverso i social media – ha osservato –. Lo stesso vale per contesto e codice. L’habitat comunicativo è pluriforme – ha osservato -. Ogni nostra azione ha ripercussioni dove non immaginiamo. Noi stessi oggi siamo dei media. Perché la comunicazione è immersiva. Ma, per fare un passo in avanti, dobbiamo recuperare tre dimensioni: recuperare l’identità, e ciò permette di essere autentici e testimoni, ridare valore alle nostre connessioni, favorire punti di incontro”. Con un obiettivo: “L’annuncio e l’evangelizzazione”. Poi, parola ad Angelo Romeo, docente di Sociologia della Comunicazione all’Università Marconi, che si è soffermato su comunità e relazioni. E ha sottolineato la necessità di “costruire un discorso educativo molto forte sull’intelligenza artificiale”, che “non riguarda solo l’ingegnere ma anche il pedagogista e ciascuno nel proprio ambito”. Infine, Marco Centorrino, docente di Sociologia della Comunicazione all’Università di Messina, ha riflettuto sul “flusso dei dati che arriva ai big five dal nostro agire in rete”, che “diventa una benzina senza precedenti per alimentare l’intelligenza artificiale”. “Uno scambio tremendamente a vantaggio del capitalismo digitale”.