“Abbiamo deciso di raccontare gli anni ’70. Anzitutto il 1970 è l’anno della mia nascita, quello dei Campionati del mondo in Messico, di Italia-Germania 4 a 3. Al di là di questo, era importante raccontare quel periodo storico soprattutto per i più giovani. Quello era il tempo del movimento studentesco, di protesta e di fermento politico. Poi è seguito un ventennio di annullamento totale dei risultati raggiunti da tale generazione”. Così il regista e head-writer Massimiliano Bruno nel presentare a Roma “Non ci resta che il crimine. La serie”, nuova produzione Sky Studios e Italian International Film, in onda su Sky e Now dal 1° dicembre con 6 episodi.
Si riforma il team di protagonisti della nota trilogia cinematografica – “Non ci resta che il crimine” (2019), “Ritorno al crimine” (2021) e “C’era una volta il crimine” (2022) –, ovvero Marco Giallini, Gian Marco Tognazzi e Giampaolo Morelli, affiancati dalle new entry Maurizio Lastrico e Liliana Fiorelli. Alla regia con Bruno anche Alessio Maria Federici.
La storia. Roma oggi, dopo le scorribande nel passato Moreno, Giuseppe e Claudio conducono vite agiate e ripetitive. Quando Giuseppe scopre, durante un trasloco, di essere stato adottato, si mette in testa di ritornare nel 1970 per avere notizie sui suoi veri genitori. Inevitabilmente gli amici lo seguono trovandosi al centro di uno scontro tra attivisti di destra e sinistra; si presenta così il rischio di cambiare corso alla storia. Ovviamente in maniera tragicomica…
Rimarca il valore della serie nella logica dell’evasione Nils Hartmann, Executive Vice President Sky Studios, che dichiara: “Ci vuole la leggerezza, soprattutto di questi tempi. Ringrazio Paola e Federica Lucisano per averci portato questo brand, con un simile cast. Questa serie si aggiunge alla Sky più leggera, quella composta da ‘I delitti del BarLume’, ‘Call My Agent. Italia’ e ‘Piedone’, che stiamo girando proprio ora. ‘Non ci resta che il crimine. La serie’ rallegrerà il periodo di Natale”. Ugualmente entusiaste le produttrici Lucisano. “All’inizio – ha sottolineato Paola – la sfida sembrava complicata venendo da una trilogia di successo al cinema. Ci voleva l’idea geniale di Massimiliano Bruno legata al personaggio di Giuseppe, che decide tornare negli anni ’70, un periodo con temi importanti, raccontati qui con ironia”.
Sullo sfondo storico, Bruno rimarca: “Noi abbiamo preso in esame il fallito golpe di Valerio Junio Borghese nel 1970. La storia ci consegna un golpe da farsa, quasi grottesco, preso in giro da tutti. Con la nostra comicità ci siamo chiesti: e se invece fosse andato bene? Con gli autori abbiamo pensato che potesse essere una bellissima metafora per raccontare uno spauracchio. Inoltre, è una grossissima fonte di comicità mettere a confronto ‘zecche’ e ‘camerati’. Noi ovviamente mettiamo tutti alla berlina, li prendiamo in giro”. La serie è scritta da Bruno insieme a Andrea Bassi, Gianluca Bernardini e Herbert Simone Paragnani.