Svetlana ha trent’anni. È ucraina. È arrivata a Maddaloni dopo lo scoppio della guerra nel suo Paese. Con sé ha portato sua figlia dopo un lungo viaggio. Pasquale di anni ne ha quasi il doppio e da Caserta non si è quasi mai mosso. Qualche anno fa ha perso il lavoro e da allora si arrangia come può. Sono due delle diecimila anime che popolano l’universo della Caritas diocesana di Caserta. I nomi sono di fantasia, ma le vite di Pasquale e Svetlana sono reali, due delle tante storie che compongono il mosaico ricostruito dal Dipartimento di Economia dell’Università “Luigi Vanvitelli” attraverso un’indagine sul campo durata oltre un anno, allo scopo d’indagare le povertà nella diocesi di Caserta. I risultati saranno presentati domani, martedì 28 novembre, alle 10, alla presenza del vescovo di Caserta, mons. Pietro Lagnese, nell’aula magna della Vanvitelli, in viale Ellittico, a Caserta. Il dossier è nato da una convenzione tra l’Ateneo e la Caritas diocesana e ha potuto contare sulla collaborazione fra i ricercatori universitari e i volontari dei Centri d’ascolto. Secondo i dati dell’Istat, rilasciati poche settimane fa, il numero di famiglie italiane in condizione di povertà assoluta ha superato la soglia dei 2 milioni: uno scenario di disagio estremo dove le sferzate dell’inflazione e la precarietà del lavoro colpiscono sempre più in profondità. Sono oltre 5,6 milioni le persone povere, quasi il 10% della popolazione. Come conferma lo studio casertano, “l’incidenza della povertà tende a lievitare quando le famiglie hanno figli minori in casa, pagano un affitto, sono di origine straniera”. La povertà assoluta coinvolge in Italia quasi 1,3 milioni di minori, con una quota che sfiora il 16% nel Mezzogiorno. Il dossier – “Le povertà sommerse” – spiegherà cosa succede invece nel Casertano.