Brasile: per una settimana i vescovi dell’Amazzonia si sono recati in 13 Ministeri e visitato le principali istituzioni. Governo promette risposte “entro tre mesi”

I vescovi dell’Amazzonia brasiliana, hanno sostenuto la scorsa settimana, a Brasilia, una fitta serie di incontri con diversi ministeri del Governo federale, per fare il punto della situazione sulle politiche in difesa del bioma amazzonico e dalla sua popolazione, in uno spirito di collaborazione. La delegazione dei vescovi era guidata da dom Evaristo Spengler, vescovo della diocesi di Roraima e presidente di Repam Brasile, il quale ha fatto presenti gli “eventi climatici che hanno causato una grande siccità e l’isolamento delle comunità, perché l’acqua dei fiumi è scesa molto a causa della mancanza di pioggia”. Il primo passo è stato quello di organizzare una grande sessione di ascolto nei mesi di settembre e ottobre, con la partecipazione della Caritas, della Commissione pastorale della terra, della Commissione pastorale dei pescatori, del Consiglio missionario indigeno e dei comitati locali della Repam nei nove Stati dell’Amazzonia brasiliana. Secondo il vescovo di Roraima, “questo ha generato una grande diagnosi con molte richieste e denunce sul mancato rispetto dei diritti della popolazione. Da qui, la richiesta di incontrare i referenti politici federali Nel corso della settimana, i vescovi si sono recati in 13 ministeri, alla Corte Suprema, alla Procura della Repubblica e hanno cercato organizzazioni partner che difendono l’Amazzonia e si preoccupano dell’ambiente. In un’agenda variegata, la prima richiesta è stata “l’attenzione a questi popoli che ora hanno fame e sete in Amazzonia, soprattutto con l’attenzione al cibo, ma anche con la creazione di politiche pubbliche che possano generare un sostentamento dignitoso per il nostro popolo amazzonico”, ha spiegato dom Spengler. I vescovi si sono resi conto che ci sono Ministeri, anche se non tutti, realmente preoccupati per l’ambiente. Il Govenro ha promesso una risposta globale alle varie istanze entro tre mesi, mentre la Repam assicura che “continuerà a monitorare i progressi di questa risposta”.

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