Un padre catapultato all’improvviso nella crudele presa di coscienza di avere in casa un assassino. Nicola Turetta, il padre di Filippo, responsabile dell’orribile uccisione di Giulia Cecchettin, non si dà pace per quanto accaduto. “Pagherà per quello che ha fatto. Noi siamo pur sempre i suoi genitori”, ha affermato. “Credo che il suo ruolo – spiega in un’intervista al Sir l’antropologo dell’educazione Mario Pollo – sia anzitutto quello di sostegno e accompagnamento del figlio, facendogli capire di essere sempre e comunque al suo fianco ma, al tempo stesso, aiutandolo a ‘chiarificare la colpa’, secondo il concetto di Martin Buber”. “La nostra cultura – prosegue – ha oscurato la capacità di riconoscere la colpa, introducendo al suo posto il senso di colpa che non è assunzione di responsabilità, bensì paura e angoscia per le conseguenze dell’atto commesso. La persona tende così ad elaborare una serie di attenuanti e, una volta scampate le conseguenze, non rimane nulla; invece la colpa deve essere riconosciuta, illuminata e assunta pienamente; solo così è possibile in chi l’ha commessa lo sviluppo di un umano nuovo”.
“Credo che il padre di Filippo – spiega ancora Pollo – sia chiamato a questo compito, difficile ma fondamentale per un padre, che presuppone una relazione d’amore e di fiducia all’interno della quale si possa dire ad un figlio: ‘Tu hai la capacità, sia di assumerti la colpa, sia, partendo da questa colpa sofferta e assunta, di crescere, rigenerarti e ricostruire in te un umano nuovo’. Naturalmente – conclude – anche attraverso l’espiazione, anch’essa necessaria all’evoluzione e alla rinascita della persona”.