Una città sotto assedio da 10 giorni, con attacchi aerei e bombardamenti continui e indiscriminati ed una cattedrale danneggiata dai colpi di artiglieria ma che continua ad ospitare le ultime famiglie impossibilitate a fuggire. È quanto sta accadendo a Loikaw, città nello Stato di Kayah (Myanmar), dove il vescovo, mons. Celso Ba Shwe, è rimasto con altri 12 sacerdoti e 10 religiose. È il vescovo a raccontarlo al Sir, dopo che domenica 19 novembre Papa Francesco all’Angelus ha parlato “insolitamente” di Myanmar la cui popolazione, ha detto, “continua a soffrire a causa di violenze e soprusi”. La situazione nel Paese è precipitata da quanto la giunta militare ha preso il potere con un colpo di stato nel 2021. Da allora, non si sono placati gli scontri tra l’esercito e i gruppi armati di resistenza.
Vescovo, il Papa ha parlato di Myanmar. Ma cosa sta succedendo?
Un feroce scontro è scoppiato a Loikaw, capitale dello Stato di Kayah, l’11 novembre, quando le forze di resistenza hanno lanciato un’offensiva per occupare la città amministrata dalla giunta. In risposta agli attacchi della resistenza, le truppe della giunta stanno conducendo bombardamenti e attacchi aerei indiscriminati che hanno ucciso decine di residenti. Bombardamenti continui, colpi di artiglieria e spari riempiono l’aria della città notte e giorno nella città di Loikaw. Ora è il decimo giorno di conflitto nella città di Loikaw.
E la popolazione?
Circa il 90% dei residenti della città si è trasferito da Loikaw verso luoghi più sicuri, nella parte occidentale dello stato di Kayah e in altre città e paesi dello Shan meridionale e in altri stati. Dall’11 novembre 1.300 persone sono accorse nel complesso della Cattedrale di Cristo Re per rifugiarsi. Abbiamo provato a evacuarli gruppo per gruppo con l’aiuto di altre organizzazioni della società civile in una settimana. Siamo riusciti a trasferire l’ultimo gruppo di 170 persone nella parrocchia più sicura più vicina nella diocesi di Pekhon, nello Stato Shan. Si tratta di anziani, famiglie con bambini piccoli e neonati, disabili, malati cronici.
E lei?
Rimango con 12 sacerdoti e 10 religiose al centro pastorale insieme a 37 persone, che non vogliono più lasciare la città dopo essersi spostate in molti luoghi (alcuni più di 10 volte) negli ultimi due anni. L’edificio del nostro centro pastorale è stato colpito due giorni fa da colpi di mortaio, danneggiando alcune parti del tetto e del soffitto. Fortunatamente non c’è stato nessun ferito.
E i suoi sacerdoti?
Tutti i sacerdoti e le suore anziani sono stati evacuati in luoghi più sicuri. Tutte le chiese e i conventi della città sono stati abbandonati.
Di cosa avete bisogno?
Le persone evacuate necessitano urgentemente di cibo, ripari, coperte e medicinali, in particolare coloro che si trasferiscono a Dimoso dove si trova il più grande sito di sfollati interni. Ci sono più di 150.000 sfollati interni esistenti in quell’area dal 2021.
Solo Papa Francesco si ricorda del Myanmar. Vi sentite dimenticati dai leader mondiali e dalle organizzazioni umanitarie?
Assolutamente sì! Il grido delle persone orribilmente sofferenti nella mia diocesi e in Myanmar non viene ascoltato, né notato. I leader politici mondiali conoscono molto bene cosa sta accadendo ma lo considerano parte di affari interni o come un caso minore. Sono molto triste.
Cosa chiedete?
Fate sapere al mondo e alla comunità internazionale che anche noi siamo esseri umani con una dignità che deve essere protetta, che abbiamo bisogno di giustizia, pace, amore e sostegno umanitario pratico. Ho provato più volte a parlare a livello locale con entrambe le parti in conflitto. Ma entrambe le parti sospettano di me e non accettano di parlare.
Il Papa ha anche detto che la guerra è sempre una sconfitta e che la pace è sempre possibile. Lei crede sia vero?
E’ assolutamente vero. La pace è possibile solo attraverso la Conversione del cuore e la Giustizia con misericordia. Dio chiede una conversione globale! Senza di essa, non c’è pace.