È “apprezzabile” la “disposizione relativa ai congedi parentali di cui all’art. 36 della legge di bilancio. Si tratta di un doveroso passo verso una maggiore corresponsabilità genitoriale, cui va però affiancato un percorso di diffusione della cultura dell’armonizzazione tra vita lavorativa e vita familiare ad oggi assente nella maggior parte del tessuto produttivo nazionale, anche con riferimento alla piena parità tra genitori lavoratori”. Lo scrive il presidente del Forum nazionale delle associazioni familiari, Adriano Bordignon, in una lettera ai ministri Giancarlo Giorgetti ed Eugenia Roccella per sottolineare la propria posizione sulla legge di bilancio.
“Quello della conciliazione è un tema di grande attualità che dovrà necessariamente essere affrontato in tempi brevi con adeguate misure, anche di carattere legislativo e fiscale e con adeguato finanziamento. Il rilancio della natalità in Italia – osserva Bordignon – non può infatti prescindere da un nuovo equilibrio tra tempi di lavoro, tempi delle città, e dovere costituzionale dei genitori di educare e istruire i propri figli. Si può dire che accanto all’aspetto fiscale/economico quello della conciliazione e della condivisione dei compiti di cura è l’altro grande pilastro su cui rilanciare la natalità”.
“Un’interessante novità” della legge di bilancio “è data dall’art. 37 relativo alla decontribuzione delle lavoratrici con figli. È una delle poche volte in cui con una disposizione normativa si riconosce il ruolo specifico della madre lavoratrice e l’alto rilievo sociale della maternità”. Va però evidenziato che “in tema di politiche familiari, come quello in oggetto, gli interventi devono essere universali strutturali e generosi affinché la norma possa perseguire appieno la finalità per cui è stata creata. Nel caso in questione purtroppo sono assenti sia il requisito dell’universalità sia della strutturalità. La riduzione temporale della sperimentazione al solo 2024 ne riduce essenzialmente la qualità e la portata”.
Per il presidente del Forum, “le modifiche sopraggiunte negli ultimi giorni non vanno certamente nella direzione auspicata, così come anche l’esclusione dalla misura delle lavoratrici autonome e precarie. Segnaliamo che l’equiparazione tra lavoratori dipendenti e autonomi è stata già introdotta con riferimento alla disciplina dell’assegno unico universale: per una sorta di analogia e coerenza anche in sede di manovra finanziaria 2024 si sarebbe dovuto e potuto procedere in questa direzione”.