(da Assisi) “Il primo pensiero è rivolto alle guerre che dominano gli scenari del mondo, con il loro tragico seguito di morti, violenze, distruzioni, barbarie e profughi”. Lo ha detto il card. Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, aprendo questo pomeriggio ad Assisi i lavori dell’Assemblea straordinaria dei vescovi italiani. “Queste guerre fanno temere che la Terza Guerra mondiale a pezzi – come ripete da tanti anni Papa Francesco – possa diventare un’unica guerra”, l’analisi del cardinale: “Non è pessimismo, ma realismo e responsabilità, che portano a chiedere che il mondo si fermi sulla via della guerra! Che il mondo non accetti che sia solo l’uso delle armi a regolare i conflitti! Che i responsabili politici considerino qual è il prezzo di tanti conflitti, l’eredità avvelenata alle generazioni future e scelgano strumenti condivisi e sovranazionali di composizione di conflitti”. “Non c’è pace senza sicurezza e questa non può essere garantita solo dalle armi!”, il monito di Zuppi, secondo il quale “la pace è il problema dei problemi, perché la guerra genera ogni male e versa ovunque i suoi veleni di odio e violenza, che raggiungono tutti, pandemia di morte che minaccia il mondo”. “Tutto è perduto con la guerra: lo sappiamo, ma non impariamo!”, ha esclamato il presidente della Cei: “Addirittura tanta cultura diventa cedevole nell’accettazione della guerra come fosse una compagna naturale, se non dolorosamente benefica, della storia dei popoli”. “L’alternativa alla guerra è riprendere a trattare con buona volontà e rispetto dei vicendevoli diritti”, la tesi del cardinale: “Non bisogna smettere di credere che si può arrivare a comprendersi! Non è ingenuità, ma responsabilità!”. Ogni guerra, come ripete il Papa, “è sempre un fallimento della politica e dell’umanità, una resa vergognosa, una sconfitta di fronte alle forze del male”. “Questa sconfitta la pagano soprattutto i piccoli”, ha commentato Zuppi: “Alla parola, il Santo Padre ha voluto unire l’azione, come nel caso della martoriata Ucraina, quando si è detto disponibile ad agire per la pace e per scopi umanitari”. “Mi ha fatto l’onore di incaricarmi – come suo inviato – di portare di persona il suo interessamento per la pace e le questioni umanitarie sia a Kyiv sia a Mosca”, ha ricordato il presidente della Cei: “Ho avuto modo di parlare con i governanti, di visitare luoghi tragici come Bucha, di pregare per la pace in santuari significativi per i credenti ucraini e russi. Il Santo Padre mi ha inviato inoltre a discutere del futuro del conflitto, nato dall’invasione russa, anche a Washington e Pechino. La pace richiede il concorso di tutti. Ho visto come esistano fili tenui per la pace e l’esercizio dell’umanità: tenui ma reali, messi in discussione dall’assenza di dialogo che può, invece, rafforzali. Occorre tanta insistenza e la convinzione che è la pace il destino, non la guerra o l’ingiustizia. Stretta è la comunione con le Chiese cattoliche locali e la Chiesa greco-cattolica ucraina, con il suo primate con cui ho avuto la gioia di concelebrare a Bologna, nella cattedrale metropolitana”. “In questa azione di pace, voluta da Papa Francesco, ho potuto sentire il sostegno della vostra preghiera, delle nostre comunità e davvero di tanti”, l’omaggio del presidente della Cei: “Vi ringrazio di cuore. Molte nostre realtà, nelle varie espressioni, hanno avviato aiuti umanitari, tanto apprezzati dagli ucraini, in un periodo in cui in Europa rischia di calare la tensione nell’accoglienza dei profughi ucraini e nella solidarietà. Dopo l’esperienza dei soggiorni estivi si sta anche verificando la possibilità di organizzare accoglienze presso famiglie, sul modello adottato in occasione del disastro di Chernobyl. Mi auguro che siano tante, per alleviare un poco le ferite dei più piccoli e aiutarli a guardare con speranza il futuro. Come sempre farà bene anche a noi!”.