Luciano Gualzetti è stato riconfermato alla guida della Consulta nazionale antiusura San Giovanni Paolo II, riunita a Palermo nei giorni scorsi per l’Assemblea delle Fondazioni antiusura e per il convegno nazionale “Nel nuovo scenario socio-economico, l’azzardo anticamera dell’usura”, presso il Salone Cardinale Lavitrano nel Palazzo arcivescovile.
I lavori del convegno sono stati preceduti dalla messa presieduta dall’arcivescovo di Palermo, mons. Corrado Lorefice, e da un momento di preghiera davanti alla tomba di don Pino Puglisi, di cui quest’anno ricorre il trentennale dell’omicidio da parte della mafia.
“Il suo esempio sia un dono per ciascuno di noi”, ha detto mons. Lorefice.
Numerose le citazioni tratte dagli scritti di don Puglisi, alle quali mons. Lorefice ha fatto riferimento durante il suo intervento conclusivo: “Don Pino ci dona le sue 3P: preghiera, poveri e presbiterio. Ci viene chiesto di ascoltare le sofferenze delle persone, stare dentro la vita dei poveri. Sentire il profumo della sofferenza, soprattutto dei piccoli. La passione morale e la compassione cristiana devono guidare le nostre intenzionalità, a salvaguardia dell’umanità e della dignità delle persone schiacciate dall’azzardo e dall’usura. Urge un’assunzione di responsabilità collettiva nei confronti dell’azzardo che foraggia le tasche degli usurai. L’usura è un peccato sociale. Come la mafia, è strutturato, nasconde volti e persone, fino a creare una struttura di peccato e ingiustizie sociali. Mettiamoci insieme. Anche questo ci chiede la sinodalità della Chiesa”.
“Oggi abbiamo riconosciuto come i fenomeni dell’usura e dell’azzardo si siano modificati nel tempo rispetto a quando li abbiamo incontrati per la prima volta, intorno agli anni Novanta. Per tale ragione, dobbiamo affrontarli con competenza, per riconoscerli e attrezzarci con nuovi strumenti per contrastarli – ha dichiarato Gualzetti –. C’è bisogno di un’alleanza tra tutti coloro che possono giocare un ruolo nella prevenzione e nella cura dei dipendenti da azzardo: istituzioni, imprese, Terzo settore. Solo con un approccio integrato culturale, sanitario, sociale, educativo si possono ristabilire priorità e nuovi modelli di educazione che vedano l’uomo in tutte le sue dimensioni. Non possiamo continuare ad assistere passivamente i nostri giovani, per un’appartenenza calcistica, siano adescati dall’azzardo e dalle dipendenze patologiche. L’ascolto e la lettura della realtà devono portarci a mettere insieme le esperienze che ciascuno riesce a mettere in campo, per un’assunzione di responsabilità comune”.