Diocesi: Casale Monferrato, al via l’anno giubilare per il 550° di erezione. Card. Parolin, “dare prova di fedeltà e di coerenza”

“Ai discepoli di Cristo non deve mancare il coraggio di dire di sì al bene e no al male, sì all’onestà e no all’inganno”. Lo ha affermato ieri pomeriggio il segretario di Stato vaticano, card. Pietro Parolin, durante la celebrazione eucaristica che ha presieduto nella cattedrale di Sant’Evasio, a Casale Monferrato, in occasione della festa patronale che ha coinciso con l’inizio dell’anno giubilare per il 550° di erezione della diocesi monferrina.
“Affidare la propria comunità ad un santo – ha osservato il porporato – vuol dire chiederne la costante protezione e seguirne l’esempio nella propria quotidianità”. “Il significativo traguardo del 550° anniversario della diocesi, eretta da Papa Sisto IV il 18 aprile 1474, ci ricorda inoltre che tanti altri uomini e donne hanno imitato sant’Evasio; essi ora dal cielo si uniscono misticamente al sacrificio eucaristico che celebriamo”, ha proseguito Parolin, ricordando che “dobbiamo la nostra fede e le nostre tradizioni al sacrificio di tanti martiri che hanno versato il loro sangue nelle nostre terre”. E dopo aver sottolineato che “in modo particolare, abbiamo il dovere della memoria e della gratitudine verso il primo dei martiri, Gesù Cristo, morto in croce per la nostra salvezza”, il segretario di Stato vaticano ha rilevato che “la stessa gratitudine è anche per i tanti martiri dei nostri giorni. Non possiamo dimenticare, infatti, i cristiani perseguitati in diverse parti del mondo, né coloro che condividono la sofferenza dei malati che offrono il martirio della loro immobilità al Dio della vita e della speranza”. “Il nostro pensiero – ha aggiunto – va, inoltre, alle consacrate e ai sacerdoti che sacrificano la loro vita per assistere coloro che sono senza tetto, senza dignità, senza lavoro, senza futuro”. “Il martirio, cruento ed incruento, è diffuso più di quanto la cronaca dei quotidiani non lo faccia sapere”, il richiamo del card. Parolin, che ha evidenziato come “il mondo non riconosce Gesù perché non conosce il Padre che lo ha mandato, origine di tutta la missione. Se manca questa conoscenza di Dio, questo incontro personale, il discorso generico cristiano, anche se bello, non piace e anzi disturba”. “I persecutori – ha spiegato – sono stati sempre mossi da questa ignoranza di Dio: ignorano la bellezza della rivelazione, la ritengono pericolosa, per cui la combattono”. “Anche in questo nostro tempo la complessità della vita richiede sempre maggiore discernimento di mente e di cuore”, ha notato il porporato: “Molte sono le sfide che ci chiamano a fare scelte ardite e a dare prova di fedeltà e di coerenza. Una sfida molto importante è la ricerca di significati delle cose, quali l’amore, la sofferenza, la vita, la morte, la libertà, la giustizia. “L’esperienza – ha ammonito – ci insegna che il conseguimento del solo benessere materiale non appaga: bisogna dare un senso spirituale e morale, nonché un valore aggiunto di etica ad ogni azione che si compie. Bisogna colmare il vuoto di esemplarità cristiana ed umana nel mondo della politica, dell’economia, della cultura; infondere fiducia e creare futuro a coloro che hanno paura del rischio”. “Cari fratelli e sorelle, auguro a questa amata Chiesa casalese di vivere l’anno giubilare come un evento festoso fortemente comunitario”, ha concluso il porporato: “La Vergine Maria vi aiuti ad essere fedeli alla vostra vocazione cristiana, trasmettendo la fiaccola della vostra fede alle generazioni future”.

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