La Federazione delle associazioni familiari cattoliche (Fafce) invita gli Stati membri a garantire il rispetto del principio di sussidiarietà e a respingere la proposta approvata oggi dalla commissione giuridica (Juri) del Parlamento europeo che – questa la spiegazione fornita – intende limitare la libertà degli Stati membri nel caso si rifiutino di riconoscere la genitorialità stabilita in un altro Paese. Questo estenderebbe quindi l’obbligo di riconoscimento “anche in situazioni come la maternità surrogata”, sottolinea una nota Fafce che contesta una imposizione “basata su preoccupazioni di ordine pubblico”. “Un figlio non è un diritto e la genitorialità non è un diritto; piuttosto, un figlio è un dono e la genitorialità è una responsabilità”, la posizione espressa già più volte da Fafce. Invece la proposta prevede il riconoscimento in uno Stato membro della genitorialità stabilita in un altro Stato membro, indipendentemente da come il bambino è stato concepito o è nato e a prescindere dallo status dei soggetti che chiedono di essere riconosciuti come genitori del minore. Tutto ciò, scrive Fafce, “va contro l’interesse superiore del bambino, considerato ‘una cosa’, come un bene usa e getta, al quale sarebbe impossibile la conoscenza della sua identità”. Fafce segnala inoltre che con questa proposta l’Ue “sta superando le proprie competenze, legiferando su questioni familiari che sono di competenza esclusiva degli Stati membri”. Secondo dati diffusi dal Parlamento, sarebbero circa due milioni i bambini che potrebbero al momento vedere i propri genitori non riconosciuti come tali in un altro Paese. Quanto approvato oggi sarà sottoposto al voto della plenaria del Parlamento nelle prossime settimane, ma la decisione finale dovrà essere presa all’unanimità dal Consiglio.