“Benedetto XVI, che oggi ricordiamo insieme ai cardinali e ai vescovi defunti nel corso dell’anno, nella sua prima enciclica scrisse che il programma di Gesù è ‘un cuore che vede’”. Il Papa ha iniziato l’omelia della Messa presieduta nella basilica di San Pietro in suffragio di Benedetto XVI e dei cardinali e vescovi defunti nel corso dell’anno con una citazione della “Deus caritas est”. “Quante volte ci ha ricordato che la fede non è anzitutto un’idea da capire o una morale da assumere, ma una persona da incontrare, Gesù Cristo”, l’omaggio al suo predecessore: “il suo cuore batte forte per noi, il suo sguardo s’impietosisce davanti alla nostra sofferenza”, come avviene con la vedova al centro del Vangelo di oggi, che ha appena perso il suo unico figlio, e con lui “il motivo del vivere”. “Ecco il nostro Dio, la cui divinità risplende a contatto con le nostre miserie, perché il suo cuore è compassionevole”, il commento di Francesco: “La risurrezione di quel figlio, il dono della vita che vince la morte, scaturisce proprio da qui: dalla compassione del Signore, che si commuove di fronte al nostro male estremo, la morte”. “Quanto è importante comunicare questo sguardo di compassione a chi vive il dolore per la morte dei propri cari!”, ha esclamato il Papa, ricordando che “la compassione di Gesù ha una caratteristica: è concreta”: “Toccare la bara di un morto era inutile; a quel tempo, inoltre, era ritenuto un gesto impuro, che contaminava chi lo compiva. Ma Gesù non bada a questo, la sua compassione azzera le distanze e lo porta a farsi vicino. Questo è lo stile di Dio, fatto di vicinanza, compassione e tenerezza. E di poche parole”.