“Essere operatori di pace, non va confuso con l’essere pacifici o pacificatori: i primi guidati dall’istinto egoistico di vivere in tranquillità; i secondi che si avvalgono del loro potere per imporre la pace agli altri secondo propri schemi e proprie esigenze”. Lo ha detto nell’omelia proclamata ieri in cattedrale l’arcivescovo di Firenze, card. Giuseppe Betori, nella Solennità di Tutti i Santi. “Va detto a riguardo degli scenari di guerra nel mondo – ha aggiunto -, ma anche nei contesti di violenza e criminalità che si stanno radicando nelle nostre strade: solo l’impegno a creare condizioni di accoglienza, conoscenza, condivisione, cura dell’altro può contribuire alla costruzione della pace”.
Spiegando ai fedeli le beatitudini, al centro del Vangelo proposto dalla liturgia ieri, il cardinale ha osservanto come “la purezza che ci è chiesta è il distacco dal peccato che contrasta con la santità di Dio”, “un atteggiamento che Gesù, nel Vangelo, ci ricorda essere radicato nel cuore dell’uomo, là dove decidiamo della nostra identità e orientiamo i nostri comportamenti”. “Un cuore puro non è quindi riducibile alle buone intenzioni, ma va compreso come quella decisione di sé che dà fondamento a un agire coerente con la volontà di Dio”.