Pausa, tregua, finestra… Da giorni le cancellerie europee si scervellano per cercare un termine che possa indicare la necessità – meglio, l’urgenza – di fermare i missili su Gaza per consentire la fornitura di aiuti umanitari alla popolazione in trappola e martoriata nella Striscia. Naturalmente ciò richiederebbe che Hamas terminasse subito gli attacchi terroristici verso Israele, cui nessuno nega il diritto alla legittima difesa. Ruota attorno a queste ambiguità linguistiche una buona parte delle preoccupazioni che accompagnano lo svolgimento del Consiglio europeo, che si svolge oggi e domani, 26 e 27 ottobre, a Bruxelles.
Agenda fitta. L’ordine del giorno, diffuso dalla sede del Consiglio europeo, specifica che i 27 capi di Stato e di governo Ue, “discuteranno dell’evolversi della situazione in Medio Oriente, del proseguimento del sostegno all’Ucraina in relazione alla guerra di aggressione della Russia, del bilancio a lungo termine dell’Unione, nonché di economia, migrazione e relazioni esterne”. Domani è poi previsto un Vertice euro a margine della riunione.
Posizione comune? Molti, forse troppi, i temi in agenda, considerando la tragica situazione della Terra Santa sulla quale finora l’Europa s’è dimostrata un’orchestra stonata. Con posizioni ora esclusivamente filo-Israele e altre che sembrano legittimare le posizioni di Hamas, o quanto meno segnalano che il terrorismo nasce anche dalla situazione di sudditanza del popolo palestinese nella Striscia di Gaza. “Alla luce dell’attacco terroristico brutale e indiscriminato di Hamas nei confronti di Israele – si legge ora nel sito del Consiglio europeo – e del tragico scenario che si sta delineando nella Striscia di Gaza a seguito dell’assedio”, i membri del Consiglio europeo hanno adottato il 15 ottobre una dichiarazione che “definisce la posizione comune dell’Ue”, in cui: condannano con la massima fermezza Hamas; riconoscono il diritto di Israele di difendersi in linea con il diritto internazionale e il diritto internazionale umanitario; invitano Hamas a liberare immediatamente tutti gli ostaggi; chiedono di fornire aiuti umanitari urgenti; affermano di essere pronti a sostenere i civili a Gaza. Ciò in collaborazione con altri Stati dell’area (fra cui il vicino Egitto) e le Ong operanti nell’area. Una delle preoccupazioni espresse in sede Ue è di evitare l’estensione del conflitto su scala regionale.
L’invito di Michel. “La nostra riunione giunge in un momento di grande instabilità e profonda insicurezza a livello mondiale, aggravate da ultimo dagli sviluppi in Medio Oriente”, ha scritto il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel (nella foto), nella lettera di invito al summit. “È nostra responsabilità rimanere uniti e coerenti e agire in linea con i nostri valori sanciti nei trattati”. Ancora: “la situazione in Medio Oriente è tragica. […] Nella nostra riunione mi aspetto che condanneremo nuovamente con la massima fermezza gli attacchi terroristici brutali e indiscriminati di Hamas nei confronti di Israele e riconosceremo il diritto di Israele di difendersi, in linea con il diritto internazionale e il diritto internazionale umanitario. Ribadiremo inoltre il nostro appello per la liberazione immediata e incondizionata di tutti gli ostaggi”.
“Profonda preoccupazione”. Poi Michel riconosce che “il deterioramento della situazione umanitaria a Gaza continua a essere motivo di profonda preoccupazione. Dobbiamo discutere, in primo luogo, di come garantire con urgenza la fornitura efficace degli aiuti umanitari e il soddisfacimento delle esigenze più essenziali. In secondo luogo dobbiamo dialogare, in un fronte unito e coerente, con i partner per evitare una pericolosa escalation regionale del conflitto”. Quindi “il rilancio del processo di pace sulla base della soluzione fondata sulla coesistenza di due Stati è l’unica via da seguire”.
Ucraina e migrazioni. Ma il Medio Oriente non sarà l’unico nervo scoperto al vertice di Bruxelles. Perché la guerra in Ucraina prosegue, con estrema violenza, e richiede “il nostro risoluto sostegno per tutto il tempo necessario”. E qui Michel insiste sulle forniture militari: le ambizioni politiche per una tregua immediata e una pace duratura rimangono un po’ nell’ombra, benché si esprima la volontà di “intensificare la nostra azione diplomatica al fine di garantire il sostegno internazionale più ampio possibile a una pace globale, giusta e duratura”. Fra gli altri temi che saranno discussi tra i leader il bilancio pluriennale dell’Unione europea, gli argomenti correlati a economia e competitività nel mercato unico, le relazioni tra Serbia e Kosovo. Sulle migrazioni ci si limiterà a una “discussione strategica”, anche se prese di posizioni comuni ed efficaci non sembrano affacciarsi al Palazzo d’Europa. L’Ue era ed è divisa sulla risposta al fenomeno migratorio.