È “preoccupante” che, a pochi giorni dal mese della patria, quando si festeggeranno i 120 anni di esistenza della repubblica di Panama, “l’approvazione di un contratto minerario da parte dell’Assemblea Nazionale e la sanzione dell’Esecutivo abbiano proceduto troppo rapidamente, nonostante la costante domanda di consultazione da parte della società. Questo ha infiammato l’umore di un ampio settore della popolazione, che ha portato a una spiacevole situazione di scontro, repressione e violenza”. Lo scrive, in un messaggio, la Conferenza episcopale panamense, che torna così, in modo ufficiale, a intervenire sulla vicenda delle concessioni minerarie, nella quale l’episcopato sostiene le motivazioni della protesta popolare
“Motivati dalla fede e dalla speranza in Dio creatore della vita e in madre natura, come guide della Chiesa cattolica, chiediamo che venga ascoltato il grido della gente nelle strade e che la Corte Suprema di Giustizia riveda con urgenza e si pronunci sull’incostituzionalità della legge sul contratto con Minera Panama”, scrivono i vescovi, che proseguono: “Crediamo che in questo modo si possa superare lo scontro e portare la pace, cercando spazi di incontro, consenso e soluzioni a cui tutti partecipano”.
Il modello consumistico ed estrattivista, che “genera gravi danni alla vita umana e all’ambiente, pur generando molto denaro, non contribuisce allo sviluppo umano integrale, a politiche che garantiscano la protezione e la conservazione delle nostre risorse più preziose. Mettere il benessere economico al di sopra della vita è un grave errore”.
Continuano i vescovi: “Come Chiesa, riconosciamo la complessità della situazione attuale e ribadiamo che la protesta sociale pacifica è un diritto legittimo che storicamente è stato esercitato in molteplici modi. Repressione, minacce, ferite, prigionieri e violenza non risolveranno nulla. Questo diritto deve essere protetto dal vandalismo e dai criminali. Cerchiamo vie di pace. Per questo crediamo che non sia il momento di generare caos e divisione tra il popolo panamense. Chiediamo di trovare le vie della pace; di affrontare le crisi sanitarie, ambientali, sociali, economiche, educative e politiche con responsabilità civica, combattendo la corruzione. La sfida che abbiamo di fronte è quella di rendere Panama più forte con istituzioni più solide e una democrazia più partecipativa, e questo deve essere il desiderio di tutti noi che viviamo in questo Paese”.