“Adesso basta, troppo sangue è stato versato!”. Anche il patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I, ha lanciato ieri un grido affinché tacciano le armi in Terra Santa invocando “l’importanza del dialogo sincero come unico mezzo affinché la pace e la giustizia prevalgano nella regione”. Ieri, si legge in una nota del patriarcato ecumenico, Bartolomeo ha presieduto nella chiesa di San Giorgio di Neochorion, i Vespri della Festa del Patriarcato di Gerusalemme, durante i quali si fa memoria dell’Apostolo, primo vescovo di Gerusalemme.
“Da alcuni giorni risuonano in Terra Santa le sirene della guerra e innumerevoli razzi squarciano il cielo e seminano morte e vittime civili, tra cui tanti bambini piccoli”. Bartolomeo ricorda come fin dal primo momento, il Patriarcato ecumenico ha condannato “qualsiasi azione che metta in pericolo la fragile pace nella regione” invitando “le parti coinvolte a scegliere la via del dialogo, invece dell’impasse della guerra”. Facendo poi riferimento alla Chiesa greco-cattolica di Gaza colpita da un missile, il Patriarca ha detto: “I luoghi santi, tutti i luoghi santi senza eccezione, devono essere rispettati, soprattutto quando in essi trovano rifugio i civili. E i civili non possono essere il bersaglio di nessuno!”. Bartolomeo mette poi in guardia dal considerare le bombe “intelligenti” perché “come è stato dimostrato, non fanno discriminazioni tra le loro vittime”. E aggiunge: “La soluzione alla situazione pericolosa che si è creata può essere data solo da un dialogo onesto, che è l’unica scelta ‘intelligente’”. “La guerra – ammonisce Bartolomeo – non è una soluzione! È l’impronta della caduta dell’uomo, che nella sua arroganza e avidità non riesce a riconoscere la santità del volto del suo prossimo. E questa constatazione rende ogni credente responsabile verso il suo Signore e verso i suoi simili. Sì, nessun cristiano è irresponsabile di ciò che accade a ciò che lo circonda! La pace dipende anche da ciascuno di noi!”.