Un’altra importante tappa nel cammino verso l’introduzione definitiva delle “Preghiere di amore e di fede”, con le quali si potranno benedire le coppie omosessuali stabili, unite civilmente dalla legge britannica, sarà raggiunta al prossimo Sinodo generale, l’organo che guida la Chiesa d’Inghilterra (anglicani) che si riunirà alla “Church House” di Londra dal 13 al 15 novembre. A spiegarlo, durante una conferenza stampa con i giornalisti britannici, è stato il vescovo di Londra Sarah Mullally, che, da sei anni, guida, dentro la Chiesa, un processo di consultazione su identità e sessualità intitolato “Living in love and faith”, “Vivere nell’amore e nella fede”, che ha coinvolto migliaia di fedeli anglicani. Sempre il vescovo Mullally è anche responsabile del lavoro teologico e pastorale per la messa a punto delle “Preghiere di amore e di fede”.
“Spiegheremo al Sinodo il lavoro che abbiamo fatto dallo scorso febbraio quando queste preghiere, una serie di riti che invocano la benedizione di Dio sulle coppie omosessuali, sono state approvate”, ha spiegato il vescovo Mullally durante la conferenza stampa. “È stato allora che abbiamo deciso che non avremmo cambiato la dottrina del matrimonio e, da allora, abbiamo lavorato per preparare linee guida pastorali che aiutino chi usa queste liturgie. La Camera dei vescovi ha deciso di introdurre due formule per l’uso di queste preghiere. Dovrebbero essere pronte tra breve e verranno illustrate al Sinodo quelle liturgie per le benedizioni delle coppie omosessuali che verranno usate come parte delle funzioni ordinarie del calendario delle chiese anglicane mentre, per quanto riguarda riti indipendenti, dedicati soltanto alla benedizione di queste coppie, abbiamo scelto un processo più lungo che durerà fino al 2025 e che comporterà la consultazione di ogni diocesi”.
Sempre al Sinodo generale di novembre le Camere di laici, pastori e vescovi daranno il via libera al cosiddetto “Redress Scheme”, un programma che comprende terapie e sostegno spirituale e compensazione finanziaria per chi ha subito abusi all’interno della Chiesa.