“Il nostro mondo ha bisogno della pace. Oggi, forse, più che mai”. Con queste parole, padre Andriy Zelenskyy, responsabile dei cappellani militari greco-cattolici ucraini, ha cominciato il suo intervento al convegno dei cappellani militari in corso alla Domus Pacis di Assisi. Il sacerdote gesuita ha parlato del “ruolo dei cappellani durante i conflitti” a partire dall’esperienza in Ucraina. Il mondo – ha proseguito – “ha bisogno anche delle nostre ferventi preghiere. Ma a volte, più delle nostre preghiere, la pace richiede il nostro coraggio di riconoscere quanto poco abbiamo fatto per proteggerla e quanta paura abbiamo di cercare la verità e difendere la giustizia. Per non perderci nel deserto delle sciocchezze crudeli e violente del nostro tempo e non cadere oltre il limite dell’umanità stessa, abbiamo bisogno di una voce chiara ed onesta che ci aiuti a riconoscere ancora una volta la nostra vera vocazione umana”. Padre Zelenskyy ha raccontato agli altri cappellani militari quali ferite, a volte profonde, incontra nel suo ministero stando vicino a soldati impiegati sul fronte. “Guarire in un tale contesto – ha detto – può significare riportare un essere umano dentro dei limiti prestabiliti della natura umana aperta alla presenza di Dio misericordioso. Sicuramente, le parole delle Scritture e la preghiera, un sacramento della Confessione o anche una conversazione sincera che inizia con un atteggiamento aperto e un’umile disponibilità all’ascolto di un’altra persona possono avviare un cammino di guarigione personale. Il cuore umano e la difesa dell’umanità stessa sono il campo di battaglia di un cappellano militare oggi”.