“Sappiamo bene che questo Sinodo sarà valutato sulla base dei cambiamenti percepibili che ne scaturiranno”. Lo ha detto il card. Jean-Claude Hollerich, relatore generale del Sinodo, nella sua relazione alla dodicesima Congregazione generale, in cui inizia il quarto modulo dei lavori del Sinodo, l’ultimo dedicato all’esame dei contenuti dell’Instrumentum laboris, relativo alla sezione B3 dell’Instrumentum laboris, dedicata alla partecipazione. “I grandi media, soprattutto quelli più lontani dalla Chiesa, sono interessati a eventuali cambiamenti su un numero molto limitato di temi”, ha osservato il cardinale: “Ma anche le persone più vicine, i nostri collaboratori, i membri dei consigli pastorali, le persone che si impegnano nelle parrocchie si stanno chiedendo che cosa cambierà per loro, come potranno sperimentare concretamente nella loro vita quel discepolato missionario e quella corresponsabilità su cui abbiamo riflettuto nei nostri lavori. E si chiedono come questo sia possibile in una Chiesa che risulta ancora poco sinodale, in cui sentono che la loro opinione non conta e che a decidere tutto sono pochi o uno solo”. “La fine di questa prima sessione della XIV Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi coincide con l’inizio di una fase altrettanto importante del processo”, ha sottolineato Hollerich a proposito del percorso sinodale: “Il tempo tra le due sessioni, che ci vedrà impegnati a consegnare alle Chiese da cui proveniamo i frutti del nostro lavoro, raccolti nella Relazione di sintesi, e soprattutto ad accompagnare quei processi locali che ci forniranno gli elementi per concludere il nostro discernimento il prossimo anno”. “Così, una volta rientrati a casa, saremo chiamati a un duplice compito”, il mandato del porporato: “Da una parte dovremo diffondere i risultati di questa prima sessione, coinvolgendo le nostre conferenze episcopali, riconvocando i gruppi sinodali, attivando le opportune forme di comunicazione sui media di cui le nostre comunità dispongono, predisponendo i percorsi di sperimentazione e approfondimento che insieme identificheremo come opportuni, e così via. Dall’altra, fin da subito dovremo cominciare a progettare il modo per raccogliere i feedback delle Chiese locali, i frutti degli scambi e dei percorsi di sperimentazione e approfondimento, in modo da arrivare ‘preparati’ alla seconda sessione, cioè carichi di una più chiara consapevolezza del popolo di Dio di che cosa significa essere una Chiesa sinodale, e soprattutto dei passi che il Signore ci chiede di compiere per diventarlo sempre più e così annunciare meglio il suo Vangelo”.