“La vicenda del suicidio del tiktoker bolognese di appena 23 anni, noto con il nome di Inquisitor Ghost, che sul social aveva quasi 300mila follower, evidenzia come i social network sono sempre più luoghi cruciali nella vita degli adolescenti dove si gioca la dicotomia popolarità-vergogna e quest’ultima è una potente dinamica inconscia molto insidiosa oltre che strettamente correlata alla visibilità che sui social è illimitata e questo è sicuramente un elemento che aggrava le conseguenze della vergogna e può correlare secondariamente il suicidio all’uso dei social”. A sottolinearlo l’Aiart, l’associazione cittadini mediali di ispirazione cattolica, che da anni indaga sulle problematiche legate all’uso dei social. “I social fanno emergere e amplificano disagi preesistenti e più profondi. Sulle questioni serie poste dal digitale, solo una azione condivisa e corale può diventare non censoria ma educativa”, spiega il presidente, Giovanni Baggio, che rimarca la necessità di “educare alle tecnologie digitali, non proibirle”.
Di fronte all’emergenza educativa, posta ormai con crescente evidenza dall’uso degli strumenti digitali sempre più precoce e privo delle indispensabili competenze emotive, una risposta concreta l’Aiart la individua nella formazione e nel supporto ai genitori. È questo lo scopo della rete dei Patti digitali di comunità, progetto avviato dal Centro Benessere digitale dell’Università Bicocca in collaborazione con anche con Aiart Milano. Il progetto coinvolge oltre 1.500 genitori e insegnanti e ha dato vita a esperienze positive di decisione e supporto collettivo tra educatori sull’educazione digitale. “Riteniamo che sia indispensabile unire tutti i soggetti della educazione per ritrovare il senso della condivisione e corresponsabilità educativa da parte degli adulti che hanno necessità di assumere le proprie responsabilità”, conclude Baggio.