“Il calcio scommesse è un terremoto che mette sotto i riflettori una piaga, una tragedia di carattere sociale, il gioco d’azzardo patologico, spesso sottovalutata, che fino a ieri, non coinvolgendo persone famose, era nell’ombra. In Italia, ci sono oltre 1,3 milioni di malati patologici da gioco, per non parlare del sommerso, e dietro questi numeri ci sono padri di famiglia che distruggono tutto ciò che li circonda, giovani e giovanissimi imbrigliati dalla rete e dai videogiochi, anziani che spendono tutta la pensione”. Lo afferma Luciano Squillaci, presidente della Federazione italiana comunità terapeutiche (Fict), commentando lo scandalo sulle scommesse on line su piattaforme illegali.
“Siamo ben lieti che oggi molti esponenti e dirigenti sportivi parlino dell’azzardo come di una ‘piaga sociale’, ma la speranza – continua il presidente della Fict – è che non sia una preoccupazione estemporanea, legata allo scandalo di personaggi famosi e che finisca per derubricare questa piaga con dichiarazioni superficiali che sminuiscano il problema, ma si metta al centro il gioco d’azzardo patologico come una questione che va affrontata da un punto di vista sociale, sanitario e giuridico”.
Per Squillaci, “abbiamo bisogno di investimenti seri per mettere in movimento qualcosa di efficace sotto il profilo più generale e non, come sta già accadendo in molte Regioni, ridiscutendo una serie di limiti fissati anni fa e che andavano a proteggere i luoghi cosiddetti sensibili. È arrivato il momento di sostenere una legge nazionale che preveda limitazioni omogenee su tutti i territori e risorse sostanziali in termini di prevenzione ed educazione affinché questa pandemia, che è anche online e che investe soprattutto i giovani, possa ricevere un adeguato contrasto”.
“A fronte di 136 miliardi di euro giocati – sottolinea il presidente della Fict –, la legge nazionale per il contrasto al gioco d’azzardo prevede una distribuzione di 50 milioni di euro da suddividere fra tutte le regioni, che per carità ben vengano, ma sicuramente non sono sufficienti. Possiamo, quindi, fare i percorsi più funzionali che vogliamo, ma se non ci convinciamo che la questione del gioco d’azzardo ‘va giocata’ sotto due aspetti, educativo e culturale, qualunque tipo di azione noi mettessimo in atto sarebbe comunque fallimentare”. “Se non lavoriamo sulla prevenzione e sulla dimensione culturale, rischiamo davvero di perderci una intera generazione”, conclude Squillaci.