“Accogliamo anche noi, tra le sbarre delle nostre carceri, il grido di aiuto e di dolore del patriarca di Gerusalemme dei Latini, card. Pierbattista Pizzaballa, che invita tutta la Chiesa a pregare e a digiunare il prossimo 17 di ottobre”. È l’invito che l’ispettore generale dei cappellani nelle carceri italiane, don Raffaele Grimaldi, rivolge, in una lettera, ai 250 cappellani e alle suore che prestano servizio negli istituti penitenziari del Paese, ricordando che “la Presidenza della Conferenza episcopale italiana promuove e accoglie la proposta del patriarca latino e chiede a tutta la Chiesa italiana di pregare e digiunare per la pace, per il prossimo 17 di ottobre”. “Dio non è un Dio di disordine, ma di pace” (1 Cor. 14,33): “Anche noi, come Chiesa che vive l’azione pastorale nelle carceri, accogliamo con viva fede questo appello di speranza e di fiducia. Perciò, ci uniamo in preghiera per gridare dalle mura dei nostri istituti penitenziari che dalla conversione dell’uomo la pace è possibile”, osserva don Grimaldi.
“Cari cappellani e operatori pastorali, nei vostri istituti – ha richiesta dell’ispettore generale – rivolgete questo invito a ogni ‘uomo di buona volontà’ non escludete nessuno. Proponete e incoraggiate questa preghiera di solidarietà per la pace perché siamo tutti figli dell’unico Padre ‘e non possiamo lasciare che la morte e i suoi pungiglioni (I Cor. 15,55) siano la sola parola da udire’”.
Il patriarca, evidenzia don Grimaldi, ha lanciato l’appello a organizzare momenti di preghiera e di adorazione eucaristica e “con il rosario alla Vergine Santissima, per avere semplici e sobri momenti comuni di preghiera”. “Dai luoghi di dolore, della prova e della sofferenza, dalle nostre carceri, la preghiera sia il segno della condivisione e della vicinanza alla sofferenza dell’altro – l’appello dell’ispettore generale –. Seguiamo il Salmo 22 (121) come un invito a chiedere pace per Gerusalemme. ‘Sia pace nelle tue mura, sicurezza nei tuoi palazzi’. Questa nostra preghiera sia grido di pace di perdono e di riconciliazione e possa unire le comunità delle nostre carceri e le nostre cappellanie ‘per consegnare a Dio Padre la nostra sete di pace’”.