“Pio X fu un pacifista ante litteram, pacifista non per scelta politico-ideologica, ma per coerenza di cristiano, dando così avvio a quella posizione della Santa Sede di equidistanza da tutti i belligeranti che diverrà dopo di lui la costante caratteristica dei pontificati del ‘900 fino ad oggi”. Lo ha detto il cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, nell’omelia della messa al santuario di Cendrole che ieri sera ha concluso la tappa della peregrinatio a Treviso delle spoglie di Papa Giuseppe Sarto. Nel sottolineare il “profondo amore per la pace e il rifiuto della guerra” di Pio X, Parolin ha ricordato che già nel 1911, mentre non pochi italiani e anche uomini di Chiesa “furoreggiavano a favore della guerra in Libia, che si protrasse dal settembre 1911 all’ottobre 1912, si pubblicò su L’Osservatore Romano (20 e 30 ottobre 1911) un comunicato chiarissimo col quale la Santa Sede e il Papa esprimevano aperto scetticismo per una tale campagna militare, che era anche strumentalizzata come pretestuosa guerra di religione, e si invitò quel clero che si prestava a benedire l’imminente azione bellica nel Mediterraneo, a mantenersi in posizioni più moderate e meno interventiste”.
Nella sua prima enciclica, ha ricordato ancora il segretario di Stato, Pio X disse ai vescovi: “Chi mai, Venerabili Fratelli, non si sentirà turbato dalla trepidazione e dall’angoscia nel vedere che gli uomini si combattono atrocemente fra loro, così che quasi vi è guerra di tutti contro tutti? Il desiderio di pace è certamente un sentimento comune a tutti, e non vi è alcuno che non la invochi ardentemente. La pace, tuttavia, una volta che si rinneghi Dio è assurdamente invocata: dove è assente Dio, la giustizia è esiliata; e tolta di mezzo la giustizia, invano si nutre la speranza della pace. La pace è opera della giustizia”. “La lezione di ieri – ha concluso Parolin – illumina anche il nostro oggi. Sono parole di una attualità sconvolgente!”.