“Non è inutile sottolineare che anche il migrante e il rifugiato fanno parte della famiglia di Dio, un fratello e una sorella per i quali Cristo è morto. Come cristiani siamo invitati, ancora di più, a riconoscere nel migrante non solo un fratello o una sorella in difficoltà, ma Cristo stesso che bussa alla nostra porta”. Lo ha ricordato ieri il vescovo di Como, il card. Oscar Cantoni, nella chiesa parrocchiale di Lora durante la messa che ha presieduto per la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato.
Rifacendosi al tema del messaggi del Papa, il porporato ha sottolineato che “il diritto fondamentale è innanzitutto quello di non emigrare, se messi in condizione di rimanere nella propria terra. Questo può avvenire a condizione che il Paese, attraverso i suoi governanti, sia in grado di assicurare ai propri abitanti, soprattutto ai più vulnerabili, oltre alla libertà di espressione e di movimento, anche la possibilità di soddisfare necessità fondamentali quali il cibo, la salute, il lavoro, l’alloggio, l’educazione”. “È questo – ha ammonito – un impegno di cui tutta la Comunità internazionale deve farsi carico, nel quadro di una responsabilità globale, finalizzata al bene comune, che non può limitarsi ai soli interessi nazionali, dentro i propri confini. Lo sviluppo dei Paesi economicamente più poveri dipende dalla capacità di condivisione di tutti i Paesi, ci ricorda Papa Francesco”. “La responsabilità e l’onere di trovare soluzioni non può essere di un solo Paese, ma va condivisa a livello globale”, ha proseguito il card. Cantoni, rilevando che “dobbiamo tristemente ammettere che tra noi sono molti coloro che faticano a guardare le persone migranti come fratelli e sorelle. Non dimentichiamo che, come tanta bellezza e tanto lavoro, hanno portato gli Italiani nel mondo, così anche l’Italia e il suo territorio oggi riceve da altri popoli un grande arricchimento. Renderci disponibili all’accoglienza, alla condivisione, consente di diventare anche noi più ricchi umanamente e culturalmente”, ha aggiunto il vescovo che, dopo aver ricordato i quattro verbi – accogliere, tutelare, promuovere e integrare – citati più volte dal Papa, ha concluso con la convinzione che “come frutto della convivenza e delle differenti culture può nascere una società fondata sull’incontro, la conoscenza, l’amicizia e la fraternità”.
In precedenza il card. Cantoni aveva visitato il Centro accoglienza migranti gestito dalla Croce Rossa a Lipomo (Co): “Sono molto colpito dal servizio assicurato in questo centro – ha affermato il porporato –. Si tratta di un vero lavoro di squadra, dove sono impegnate tante professionalità, che si
mettono a servizio con competenza e umanità. La mia presenza, oggi, esprime la vicinanza della comunità cristiana, che sostiene il vostro lavoro”. “A voi che siete giunti qui in Italia – ha detto rivolgendosi ad alcuni dei migranti presenti – auguro di trovare la speranza che cercate, in uno scambio reciproco e fraterno”.