Alta Corte di Londra: Dean Gregory, chiede per la figlia, affetta da una malattia rara del Dna mitocondriale, il diritto di continuare a vivere

“Mia figlia risponde ad ogni stimolo, piange come ogni neonata, muove braccia e gambe. Non è giusto lasciarla morire soltanto perché è disabile”. Con queste parole, pronunciate oggi davanti ai giudici dell’Alta Corte di Londra, Dean Gregory, 37 anni, padre di Indi, una neonata di sette mesi, affetta da una malattia rara del Dna mitocondriale, cercherà di convincere i giudici che la figlia ha diritto di continuare a vivere. La bambina si trova all’ospedale Queen’s Medical di Nottingham dove i medici vogliono staccare i supporti vitali perché non ritengono “nel migliore interesse” della bambina continuare a vivere. Sono stati proprio i dottori a ricorrere all’Alta Corte, come è già accaduto per Archie Battersbee, Alfie Evans e Charlie Gard, perchè i genitori si opponevano all’interruzione del respiratore artificiale che tiene in vita la bambina. Alla charity del movimento per la vita britannico “Christian Concern”, che assiste i genitori di Indi Gregory con consulenza legale, il papà della bambina e la mamma, Claire Staniforth, 35 anni, hanno raccontato di essere stati sottoposti a molta pressione dai medici, prima perché scegliessero l’aborto e poi perché accettassero il distacco del respiratore che tiene in vita la bambina. A sostenere la famiglia di Indi sono i genitori di Charlie Gard, Connie Yates e Chris Gard, che si battono da tempo perché la legislazione britannica tuteli meglio I genitori quando si tratta di decidere della vita dei figli.

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